“Siamo in ginocchio, abbandonati dallo Stato”: il grido di rabbia di Gian Marco Stefani, storico ristoratore lucchese

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L’emergenza Coronavirus ci ha colpito senza preavviso, mietendo paura e vittime. Non eravamo pronti e non ha lasciato scampo a nessuno, qualcuno ci ha rimesso la vita, molti altri il posto di lavoro.
Siamo ufficialmente ormai nella Fase 2, quel momento in cui stiamo provando a tornare a una normalità che ci appare così difficile. Inevitabile è il crollo dell’economia italiana a fronte di questa emergenza che ha colpito tutti i settori, nessuno escluso, anche se c’è chi ne risente di più, cioè il settore della ristorazione.

Fipe (Federazione italiana pubblici esercenti) ha infatti calcolato che dall’inizio dell’anno il settore degli esercizi pubblici ha già perso 12 miliardi di euro e a fine 2020 la perdita complessiva potrà essere di 28 miliardi di euro. Sono a rischio 50mila imprese e 300mila posti di lavoro.

Abbiamo parlato con l’Avvocato Maria Sannino che ci ha fatto una panoramica della situazione e con Gian Marco Stefani, titolare della storica “Antica Trattoria Stefani” a Santa Maria del Giudice che ci ha raccontato quanto è difficile sopravvivere a questa situazione, il mancato appoggio di un Governo che vede i ristoratori come lavoratori invisibile, la gestione discutibile di un’emergenza che ha terrorizzato le persone rendendole così ancora più titubanti nell’affrontare una normalità che può e deve tornare ad essere tale.

Come state vivendo questa situazione Gian Marco?
La situazione con il Coronavirus non è delle migliori, al momento. Tutto è partito dai mesi di gennaio e febbraio quando, nonostante fossimo aperti, già le persone non venivano più a cena fuori perché già c’era la paura di questo virus. È un peccato quello che sta succedendo perché il 2019 era stato un anno molto positivo per noi e il 2020, prima dell’emergenza sanitaria, si prospettava come l’anno della ripartenza economica per la ristorazione e non solo.

Come ha gestito il Governo questa situazione per tutta la filiera della ristorazione?
Purtroppo noto che c’è un grande dislivello di comportamenti e attenzione da parte del Governo a seconda delle categorie, ad alcune si dà fin troppa attenzione, ed altre, come la mia, sono rimaste invisibili. Non c’è stato uno studio vero e proprio sulla filiera dei ristoratori da parte del Governo, sono state adottate delle regole che sono state fatte senza il buonsenso e che hanno semplicemente aumentato la paura delle persone e le hanno allontanate da noi.

Cosa intendi?
Intendo dire che la gestione di questa emergenza ha portato a vedere i ristoratori come gli untori di questo virus. L’Italia è la patria del buon cibo, la nostra filiera è tra le eccellenze italiane, uno dei settori che più funziona nel nostro paese e ci aspettavamo un trattamento migliore da parte di un Governo che invece ci ha abbandonati. La nostra classe politica ha solo fatto leva sulle paure delle persone, infondendo ancora più ansia di quella che già normalmente abbiamo a fronte di una situazione del genere. Questo mi porta inevitabilmente a dire che il Coronavirus è solo la punta dell’iceberg di una situazione che già c’era prima e che mai è stata affrontata nel modo giusto e cioè ci troviamo in un Italia che guarda solo al proprio orticello, che ha perso i valori, che non ha rispetto del prossimo e che non guarda più in là del proprio naso. È completamente inutile e una presa di giro darci il “via libera” se le condizioni oggettivamente non ci permettono di ricominciare.

Avvocato Sannino, lei cosa ne pensa della gestione dell’emergenza Covid? Sarà possibile ripartire?
Il Governo ha gestito questa situazione con molta cautela, cautela imposta dal fatto che la ristorazione è, insieme ad altri, il luogo dove più facilmente vengono a crearsi gli assembramenti con maggiore possibilità di contagi. A livello economico è ancora tutto da vedere ed è giusto fare un passo alla volta per evitare un nuovo lockdown. L’importante però è non creare panico nelle persone, ma stimolarle perché la ristorazione rappresenta la nostra cultura italiana, così come il prendere il caffè al bar. I locali devono ovviamente avere un certo introito per sopravvivere, perché applicare le linee guida fornite dal Governo, ovvero i vari distanziamenti, uso di mascherine e guanti, e adozione di regole varie per la sanificazione dei locali, rende il tutto più difficile e costoso (ancorché necessario) e, soprattutto, richiede uno spazio maggiore per avere lo stesso numero di cliente che era possibile avere prima della pandemia.

Per te, Gian Marco, quali errori imperdonabili sono stati fatti dal Governo?
Alla base penso che uno stato che infonde terrore è un regime. Per questo mi trovo deluso e amareggiato dai movimenti del Governo che si sono mossi solo in questa direzione, senza buonsenso e senza rispetto. Non sono un virologo e non mi permetto di dire teorie sulla gestione di un virus che non conosco così bene, ma sono sicuro che la classe politica aveva il dovere di gestire la cosa con più oggettività, dando la stessa importanza alla salute e all’economia e soprattutto agendo con imparzialità verso tutte le categorie coinvolte. Vedo persone che nemmeno hanno risentito di questa crisi e vedo noi che siamo in ginocchio, che non sappiamo come mandare avanti le nostre famiglie, che ai nostri lavoratori non sono arrivate nemmeno le casse integrazioni e mi chiedo: dove sono finiti i nostri contributi?

Avvocato, come dovrebbe muoversi la classe politica per tutelare questa categoria?
E’ da valutare favorevolmente la concessione di maggior suolo pubblico a servizio della ristorazione, senza alcun aggravio di spese a carico dei relativi titolari
I provvedimenti presi dal Governo, che sono stati dettati da estrema cautela, hanno dimostrato che questa è stata una scelta corretta, perché l’esperienza di altri paesi europei e non, dove non si è adottata questa cautela, ci sta insegnando che il numero dei decessi è più elevato di quelli avuti in Italia.
Lo Stato deve dare quanto più possibili risorse per far ripartire l’economia, ma al contempo è necessario che le persone siano più responsabili, agiscano cautamente e rispettino le regole, perché dal rispetto delle stesse dipende la nostra salute. Insieme tutti ce la faremo.

Gian Marco cosa pretendete oggi tu e tutta quella filiera che si sente abbandonata?
Sicuramene al momento pretendo che il Governo metta nella condizione ottimale per ricominciare tutta quella fascia medio-bassa, della quale appartengo, che troppo spesso non è stata considerata ma che è a tutti gli effetti quella che manda avanti l’Italia.
Alla base di questo c’è sicuramene la tassazione a zero per l’anno 2020 o comunque rapportata a quanto effettivamente abbiamo lavorato e lavoreremo in questo anno. Vogliamo imparzialità e speranza, non vogliamo sentirci gli ultimi della fila. Non ce lo meritiamo, in questo modo il Governo ha messo in ginocchio l’unica categoria che contraddistingue l’Italia, trattandoci come gli evasori per eccellenza del nostro paese quando non è assolutamente così.
Noi siamo pronti a ripartire e a rispettare tutte le disposizioni che ci saranno, abbiamo voglia di metterci in gioco e di farci valere ma pretendiamo un trattamento specifico per la nostra situazione, basato sulla realtà delle cose e sull’importanza che questa categoria ha e deve continuare ad avere.
La classe politica deve avere rispetto, non si può fare di tutta l’erba un fascio perché dietro quei provvedimenti ci sono persone che devono vivere e che si meritano il rispetto di una classe politica assente e senza rispetto.

C’è tanta delusione e sconforto nelle parole di Gian Marco Stefani, giovane e ambizioso ristoratore che, dalle sue parole trapela tutta quella passione per un lavoro ereditato di padre in figlio e che è diventato la sua vita. È un grido di rabbia il suo, che porta alla luce una situazione già esistente e su cui il Coronavirus ha solo fatto luce.

Gian Marco Stefani

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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