Le Parole d’Oro, chi non è stato in quella piccola località a pochi chilometri dal centro storico di Lucca, immersa nella più verde natura. Un luogo ameno, rilassante, tranquillo e ideale per passare una giornata senza pensieri. Ma come mai a questo circoscritto angolo di mondo è stato dato un nome del genere? La leggenda vuole che, sia stato il contado a diffondere questo appellativo, perché scambiava le lettere in ottone – che adornano varie strutture dell’acquedotto – per il prezioso oro. Da allora, questa nomea si è diffusa ed è diventata identificativa di quel luogo.
Non sarà preziosa come l’oro, ma l’acqua è l’elemento che ha caratterizzato per quasi duecento anni questa zona. Le Parole d’Oro sono il teatro di una magnifica opera voluta dalla duchessa di Lucca, Maria Luisa Borbone, e realizzata dal regio architetto Lorenzo Nottolini negli anni fra il 1823 e il 1858, per portare l’acqua dalla campagna alle fontane del centro di Lucca. L’installazione fu grosso modo sviluppata in modo contestuale all’acquedotto che da Guamo arriva a San Concordio. Ancora oggi si possono vedere le strutture che servono per catturare quanta più acqua possibile e nel modo migliore. Ci sono, infatti, numerosi casottini di presa da cui le acque captate – tramite piccole fossette in pietra – vengono poi indirizzate ai due alvei principali, anch’essi regolarizzati e rivestiti in pietra. Questi presentano salti con piccole cascate, che hanno il compito di rallentare la corsa delle acque. I due canali più ampi convergono a monte di una cascata alta circa 10 metri. Infine, il flusso viene raccolto in una grossa cisterna, che è il punto di partenza vero e proprio dell’acquedotto.
Le Parole d’oro anche per questa particolare caratteristica mantengono un fascino prezioso e sono una delle mete preferite delle passeggiate dei lucchesi che amano incontrare la natura bella e rigogliosa, a pochi passi dalla città.