La Linea Gotica è stata una linea difensiva lunga circa 320 km, che tra il 1944 e il 1945 fu appositamente predisposta dai tedeschi al fine di rallentare e ostacolare l’avanzata degli Alleati provenienti dal Sud Italia verso la Germania: un’opera che gli esperti di tattica militare hanno definito di tipo “temporaneo” e che – non a caso – fu istituita nel punto più stretto della Penisola italiana, attraversando anche parte del nostro territorio.
Una testimonianza storica e fotografica importante di tale apprestamento difensivo – e di tutto ciò che ha rappresentato per il nostro Paese e per le nostre comunità – è contenuta nel libro “La Linea Gotica nella Valle del Serchio”, a cura del fotografo Gabriele Caproni ed edito da Maria Pacini Fazzi Editore.
Un testo interessante in cui l’autore – con il contributo offerto dal colonnello Vittorio Lino Biondi e con la collaborazione di Liberation Route Italia – si è dedicato con passione, competenza tecnica e generosità a documentare le tracce della Linea Gotica ancora presenti sul nostro territorio, coniugando così il recupero della storia della seconda guerra mondiale con l’attenzione verso i resti di postazioni ed edifici presenti in Lucchesia.
Un libro apprezzabile non solo per la precisione e l’attenzione al dato storico, ma anche per la valorizzazione e per l’amore verso il paesaggio, con un’ottima capacità da parte dell’autore di coglierne ogni minimo aspetto. Lo scopo del documento – si legge nell’introduzione a firma di Ilaria Vietina – sarebbe proprio quello di “perseguire insieme la dimensione europea e quella locale, nella convinzione che le dinamiche che hanno interessato il nostro continente e hanno così profondamente inciso nelle vicende della nostra popolazione sono intrinsecamente connesse e si riflettono sul nostro presente”.
Il merito del libro è senz’altro quello di far percepire, attraverso le immagini dei resti della Linea Gotica contenute nel libro, la sofferenza e il dolore dei militari che l’hanno presidiata e delle popolazioni che hanno subito la guerra e la violenza, lo sradicamento imposto ai civili, lo smembramento delle famiglie e la morte che ha lasciato tracce di angoscia anche nelle nostre valli e sulle nostre montagne.