Prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità, è questo quello che propone il Ddl Zan che, approvato alla Camera lo scorso novembre, è tenuto in ostaggio al Senato dal centro-destra. Disegno di legge di cui si discuterà anche nella seduta del consiglio comunale di stasera (12 aprile).
A bloccarne la discussione è il presidente della commissione Giustizia della Lega, Andrea Ostellari, spalleggiato da Fratelli d’Italia e in parte anche da Forza Italia. Compatto anche il fronte opposto, che ne vorrebbe l’approvazione, composto da PD, M5S e Leu.
In sostanza tale proposta legislativa contro l’omotransfobismo e l’abilismo ‘non crea né distrugge’, ma va a modificare l’articolo 604bis del codice penale: oltre ‘alla punibilità della propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa‘, si aggiungono i motivi ‘fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità‘.
Un tema che già da molto tempo fa discutere e spacca in due l’opinione pubblica che a fatica riesce ad orientarsi fra le varie fake news che circolano sul web, la maggior parte delle quali alimentate dagli esponenti politici stessi. A prendere parte al dibattito in una diretta Instagram mediata dal blogger Michele Sarti Magi è il giornalista e scrittore Simone Alliva, che spiega questo clima di disinformazione e quanto sia importante approvare una legge come il Ddl Zan. ‘In diretta’ anche l’attivista Lou Saporita e il consigliere comunale Daniele Bianucci.
“Circolano molte false notizie sul Ddl Zan e prima di credere ad un tweet sarebbe opportuno informarsi. Nessuno lo fa più adeguatamente e fare propaganda politica in un clima di disinformazione è molto facile. Si punta a disumanizzare una categoria, in questo caso la comunità Lgtb, per creare consenso contro ‘il nemico’. La prima fake news è quella legata alla libertà di espressione, diritto sancito dall’articolo 21 della Costituzione. A differenza di quello che molti credono, la legge Zan non viene attuata con lo scopo di vietare, ma con l’idea di circoscrivere una sorta di ‘limite’ al modo in cui viene esercitata tale libertà di espressione. L’odio non è un opinione e la libertà personale si arresta quando viola quella altrui e la mette in pericolo. Ad essere punito sarà quindi chi commette atti discriminatori o di violenza e chi istiga a commettere tali atti, non chi esprime la propria opinione. Il Ddl Zan inoltre non tutela dagli insulti perché non riguarda la propaganda delle idee”. Nella legge è infatti prevista una clausula ‘salva idee’ (art.4): ‘Sono consentite la libera espressione di convincimenti ed opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte‘.
Dall’altra parte si schiera invece chi è contrario all’approvazione della legge, perché ritiene che essa possa limitare appunto la libertà di espressione propria di ognuno e possa rappresentare il primo passo verso una ‘censura’ delle idee che rischierebbe di rendere colpevole a priori chi ha un’altra visione dei legami affettivi e quindi dell’amore.
E sulle definizioni e l’importanza di ‘specificare’ con i giusti termini (omofobia, lesfobia, bifobia) contro chi avviene l’atto di violenza (in riferimento alle modifiche dell’articolo 604bis) Alliva aggiunge: “Le definizioni in questo caso sono importanti perché servono a dare dei criteri al giudice per individuare un movente. Niente di nuovo, sono tutti termini già presenti nella giurisprudenza”. Nel diritto italiano vige infatti il principio di ‘stretta legalità’ in base al quale nessuno può essere punito se un fatto non è considerato reato da un’apposita legge (articolo 25 della Costituzione).
“Inoltre – spiega il giornalista – chi attribuisce a questa legge questioni come l’adozione dei gay o l’utero in affitto lo fa con il solo scopo di creare confusione e facile consenso in quanto in nessun modo viene toccato il tema della famiglia omogenitoriale. E la colpa, ancora una volta, è della mancata informazione“.
Molte infatti le personalità politiche che negli ultimi giorni si sono espresse sostenendo che la legge Zan sarebbe solo un primo passo verso la demolizione della famiglia tradizionale e la promozione di pratiche illegali (in questo caso l’utero in affitto). Un cambiamento ‘pericoloso’, secondo molti dei sostenitori del centro-destra, che rischierebbe di annullare i valori religiosi e culturali del nostro Paese.
“Credo – conclude Alliva – che gli ultimi articoli che riguardano la cultura e la formazione siano i più importanti da difendere. E vanno difesi di piu dell’aggravante penale. Perché è con la cultura che riesci veramente a tutelare le persone. Non sono i due anni in più di carcere ad aggravare la pena, ma qualcosa che entra nel cuore degli altri, che insegna ad accettare l’altro e a superare i tabù, a partire dai più giovani“. In particolare, l’articolo 7 istituisce per il 17 maggio (come avviene già in tutto il mondo) la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia con l’intento di promuvere la cultura del rispetto e dell’inclusione, nonché al contrasto dei pregiudizi, delle discriminazioni. E a proposito di scuole, si parla di iniziative di educazione e sensibilizzazione, sempre nel rispetto del piano dell’offerta formativa e del piano educativo di corresponsabilità.
Di contro, chi si batte perché il decreto legge non sia approvato, non vede di buon occhio il fatto che le questioni sull’identità di genere vengano discusse fra i banchi sostenendo che gli studenti saranno indottrinati: “Senza possibilità di opporsi”.
Sul tema si divide anche la politica lucchese. Due mozioni saranno discusse stasera in consiglio comuale, come anticipato dal consigliere Daniele Bianucci: una presentata dal consigliere Giovanni Minniti (Lega) di condanna al Ddl Zan e, in risposta, quella dei consiglieri Bianucci, Cantini e Bonturi a sostegno all’approvazione della proposta di legge.
Dopo gli ultimi episodi di violenza di cui molto si parla in questi giorni, sono stati i più giovani, in particolare sui Social, a dare il via ad una ‘battaglia’ per promuovere l’approvazione del Ddl Zan e un punto di vista diverso sulla concezione della diversità. Tra i ‘più adulti’, c’è chi ha detto che siamo in pandemia, che ci sono altre priorità e chi invece sostiene che le questioni dei diritti non possano passare in secondo piano a niente e ci sia bisogno di un effettivo cambiamento a tutela di tutte quelle persone che, definizioni a parte, sono comunque esseri umani e non ‘nemici’. Resta allora da chiedersi se il vero nemico non sia proprio colui che ti fa credere che esista un nemico.