Uomo- donna, madre-padre: le eterne battaglie in nome di quello che una volta era amore, ma che spesso si trasforma in un vero e proprio dramma sotto gli occhi di quei figli che non hanno colpe, ma che si trovano costretti a scendere in scena come burattini.
“La causa dei padri separati è per l’amore dei propri figli” afferma il consigliere comunale 5 stelle, Massimiliano Bindocci, che si trova protagonista nell’abbracciare la causa di tutti quei padri che, in silenzio e dietro le quinte, affrontano giornalmente vere e proprie guerre alla conquista dei diritti negati.
Sicuramente un argomento da trattare con le molle, considerata la giustissima e irrinunciabile attenzione sulla violenza di genere, di cui le donne sono troppo spesso vittime. E’ necessario però, talvolta, provare a guardare le cose in modo oggettivo, sorpassando il politically correct e mettendo da parte l’ipocrisia del “è sempre colpa dell’uomo”: perché se da una parte è evidente e drammatico il numero di vittime donne per mano di uomini, è inevitabile dare uno sguardo anche a tutti quegli uomini che, dopo una separazione, si ritrovano abbandonati, senza nessun aiuto, con estremi problemi economici e privati della loro dignità di genitori. Dire che non si dovrebbe mai arrivare a situazioni di lotta tra padre e madre è una chimera, perché siamo umani e la rabbia talvolta supera il buonsenso, ma la causa dei padri separati è una situazione reale, che vede protagonisti molti uomini, e sulla quale dovremmo forse riflettere. Il rispetto non è femmina, la violenza non è maschio perché ogni situazione e ogni famiglia è un caso a sé e ha la propria storia, degna di attenzione e di tutela.
Ne abbiamo parlato con Massimiliano Bindocci, personalmente coinvolto nella faccenda e in prima linea nel cercare di restituire quella dignità a chi, oggi, non ha altro a cui aggrapparsi se non l’amore per i propri figli.
“I figli si fanno in due ma alla fine sono delle mamme”, per citare un luogo comune: cosa ne pensa?
Penso che ci sia un grosso problema culturale, una ipocrisia falsamente democratica che induce a dire “non sono razzista, ma…” e a dire “i figli sono anche del padre…”, dove quella parola “anche” la dice lunga.
In realtà i figli non sono di nessuno, sono di se stessi, ma devono essere curati, cresciuti, amati da ambedue i genitori.
Con l’alibi del lavoro, del fatto che “la mamma è sempre la mamma”, una normativa che apparentemente mette i genitori sullo stesso piano e prevede di massima l’affido condiviso, poi di fatto si traduce così: la residenza del figlio è con la madre, la casa comune resta alla madre, il diritto di visita del padre è contingentato, e le spese di mantenimento sono sempre a vantaggio della madre anche se ha un reddito maggiore o anche se la permanenza del minore è equamente suddivisa tra madre e padre.
Sentirsi dire al telefono “tanto la casa la danno a me che sono la madre” e dover prendere un affitto, magari dover andare avanti con uno stipendio da 1300€, sentirsi chiedere 400€ di mantenimento e dover pagare comunque il mutuo per la casa, non è giusto, ma è spesso vero. Personalmente conosco molti uomini in queste condizioni: rovinati ed umiliati, che quando va bene tornano dai loro genitori o devono ricorrere alla beneficienza.
Inoltre, fermo restando l’abominio della violenza di genere che vede molte, troppe donne, vittime di violenze, denunciate e non, ci sono diversi casi di denunce infondate archiviate che hanno finalità strumentali e patrimoniali. Basta vedere i numeri delle denunce fatte e delle condanne.
Ci sono complicità anche nel sistema ed interessi di chi vuole gonfiare certi numeri. Dietro ogni fenomeno c’è chi si ritaglia una rendita di posizione.
Crede che alla fine di una storia, un padre separato venga tutelato come una madre separata?
Nonostante l’affido sia spesso condiviso, la madre di fatto se vuole può non considerare minimamente il padre nelle scelte per i figli, siano esse la scuola, le amicizie, le cure e lo sport. Vige il principio non scritto che se i genitori non sono d’accordo vince la madre. Il padre poi può fare certo ricorso al giudice tutelare, ma che vita è? Che stress per i genitori ed i figli coinvolti e che costi. Insomma quando la madre non è responsabile, il padre deve prendere atto, pagare come un bancomat e stare con il figlio solo nei giorni stabiliti senza fiatare.
Ovviamente vi sono tutta una serie di casi diversi, non bisogna certo generalizzare, ci sono padri che trascurano i figli, e madri che sono probabilmente la maggioranza, fortunatamente, responsabili e disponibili, ogni caso é diverso. Non esistono statistiche precise. Ma il fatto è che strumenti adeguati ed efficaci, per tutelare un padre separato e vessato non esistono.
Lei si è esposto su questo tema, non avendo paura del politically correct, e affermando che anche gli uomini – i padri – spesso sono vittime di violenza delle donne: cosa mi dice a riguardo?
Sì mi sono esposto, personalmente ho scelto di lottare per crescere i miei figli, non ho avuto remore a raccontare cosa mi sia successo, anzi. Sono stato contattato da molte persone, ed anche tantissime donne mi hanno espresso la loro solidarietà.
Aver risolto il mio caso individuale, dimostrando a mio avviso che avevo tutte le ragioni, benché abbia attraversato l’inferno, mi ha insegnato molte cose. Ebbene ho deciso di fare della mia esperienza una battaglia di civiltà. Ho imparato che non bisogna arrendersi, per loro, per i figli, perché l’amore del padre è importante.
Il tema è scomodo, ma riguarda proprio loro, i nostri figli.
E’ frequente il fatto che molti padri si ritrovino senza una casa, senza poter vedere i figli e privati della propria dignità?
Credo che sia necessario tutelare la figura dei padri sia nel garantire un affido veramente condiviso, sia garantendo una presenza della società nei momenti drammatici, ad esempio quando un padre si trova a dover essere buttato fuori di casa, e magari a dover corrispondere comunque il mutuo, a dover pagare gli alimenti, e dover pagare un affitto. Ebbene, magari un Comune che prevede una casa per padri separati almeno per un periodo ci dovrebbe essere. Altrimenti è ovvio che il figlio viene affidato alla madre in modo prevalente.
Anche per i figli, dover incontrare il genitore in macchina non è dignitoso. Il padre che è costretto a tornare dai propri genitori mentre la madre sta nella “tua” casa, magari anche con il nuovo compagno, è un’ingiustizia.
Dover visitare i figli in orari stabiliti , quando lavori a turni e non poter cambiare orari o giorni di visita, è una barbarie.
Conosco persone che sono in cassa integrazione o attraversano una fase economica drammatica, che si sono viste bloccare il conto in banca o hanno subito una denuncia perché non riescono a pagare gli alimenti.
Inoltre i costi della giustizia, delle CTU, dei professionisti per un lavoratore, un precario o un piccolo imprenditore sono insostenibili. C’è lentezza e superficialità, talvolta anche interessi economici. La giustizia arriva, funziona ma è lenta. Il padre troppo spesso soffre e paga.
In queste situazioni, come e da chi vengono aiutati i padri separati?
Non c’è niente e nessuno. E qui credo che anche nel nostro territorio si possa e si debba fare qualcosa. Aumentare il numero degli assistenti sociali e formarli adeguatamente, tenendo conto anche di questo punto di vista. Prevedere forme e luoghi di ascolto per i padri separati e prevedere abitazioni per un primo periodo, dove i padri costretti ad uscire dalla casa coniugale almeno possano stare dei giorni con i figli.
Devo dire che ci sono molte madri responsabili che non si accaniscono con i padri, e padri che invece sono immaturi e poco interessati a crescere i loro figli: non si deve generalizzare. Ma se la madre decide di approfittarsene, per il padre avere giustizia è davvero molto complicato, se non impossibile.
La giustizia, in queste situazioni e dal suo punto di vista, è oggettiva e neutra?
Il sistema è davvero complesso, la giustizia induce gli avvocati a trovare accordi, qualcuno fa denunce strumentali per utilizzarle come deterrente per trovare intese più vantaggiose, si lavora su cliché e modelli fac-simile, senza entrare mai nel caso concreto, assistenti sociali che sono pochissimi, i tempi lunghi della burocrazia, i luoghi comuni, ed i costi che inducono i padri a subire.
I costi per i genitori sono ingenti tra avvocati, CTU, conciliazioni, o altri tipi di professionisti. Insomma la giustizia è lenta e costa, e quando decide il giudice è il male minore. In tutto il sistema nessuno pensa davvero all’interesse del bambino, ma tutti dicono di agire nell’interesse del minore. Il cliché filo mamma spesso prevale, quello che accade di fatto lo ho già detto, per cui i genitori pagano, soprattutto i padri, ed i figli soffrono.
Lei, che abbraccia la causa, si sta già muovendo per cercare di arginare la problematica? In che modo?
Mi sono iscritto ed ho contattato un’associazione di padri separati, che a Lucca prevede già dei professionisti convenzionati, e vorrei costituire anche a Lucca una sede dell’associazione.
Obiettivo è non lasciare soli i padri separati quando si trovano in momenti delicati della vita, oltre a garantire una adeguata assistenza psicologica e legale, chiedere alle amministrazioni di più, predisporre dei luoghi o delle abitazioni per i padri separati almeno per i primi periodi e sensibilizzare sul tema con iniziative per riequilibrare una sensibilità. Inoltre, combattere ogni violenza fisica e psicologia di genere, sia dell’uomo sulle donne, che viceversa.
Non ha paura di essere frainteso in una società in cui, se la donna è inammissibilmente troppe volte vittima di violenze da parte degli uomini, su questi si tende inevitabilmente a fare di tutta l’erba un fascio e quindi stigmatizzare anche una causa che, più che relativa a uomo/donna, riguarda il futuro sereno di quei figli che non hanno colpe?
Sì ho paura di essere frainteso.
La mia storia di impegno civile parla chiaro: sono stato anche recentemente, come politico locale, a donare all’associazione Luna del materiale per bambini, e nel mio impegno sindacale mi sono sempre battuto sulla questione della violenza di genere, sia quando seguivo il commercio che negli incarichi confederali. Mi ricordo che come sindacato feci un progetto sul supporto psicologico alle donne per la violenza psicologica nei luoghi di lavoro, fu una cosa innovativa.
Questo non vuol dire che non esiste il problema che riguarda l’altra metà del cielo. E la difesa del ruolo di padre è soprattutto finalizzata a tutelare meglio i nostri figli e le nostre figlie, se hanno due genitori hanno il diritto di essere amati da entrambi e i genitori vanno messi ambedue nelle condizioni di stare con i figli ed esercitare il proprio ruolo.
Il problema della tutela dei padri separati nessuno lo vuole affrontare perché è scomodo, sia per gli interessi che ci sono, sia perché nessuno vuole perdere il consenso elettorale di un paese mammone.
Ma è una ingiustizia che occorre risolvere.
Cosa vorrebbe dire a quei padri separati che, oggi, si trovano a dover affrontare una battaglia più grande di loro?
Individualmente che non demordano, che i nostri figli meritano l’amore e le attenzioni di ambedue i genitori, che il ruolo del padre è insostituibile. Che non facciano sciocchezze, anche se non vedono vie d’uscita, che visto il funzionamento del sistema e certi orientamenti, anche se la situazione sembra irrisolvibile, si facciano aiutare e non si arrendano. Per se stessi e per i figli.
Che sto cercando di organizzare un luogo per sostenere questa battaglia di civiltà anche in provincia di Lucca per essere meno soli e che se hanno piacere mi contattino.