La piana lucchese offre splendide leggende, alcune legate a personaggi mitologici, come il Buffardello. In tanti ne hanno sentito parlare nelle campagne lucchesi, ma la sua fama si espande soprattutto in Garfagnana e in Versilia. Si tratta di un essere dall’aspetto umano ma dalla piccola statura – circa mezzo metro -, tanto che in molti lo scambiano per il più classico dei folletti o degli gnomi. Indossa abiti rossi e sgargianti, un cappellino a punta e delle scarpette appuntite. Vive in mezzo alla natura e qualcuno sostiene di averlo visto sedersi sulle balle di fieno o sul ramo di qualche albero, preferibilmente di un noce.
I problemi sorgono quando il Buffardello entra a contatto con gli umani: questo piccolo essere è infido e agisce nelle ore notturne, con il favore del tenebre, cominciando a salire o camminare sul petto delle persone, sul loro stomaco mentre dormono provocando un senso di schiacciamento o di soffocamento; talvolta può immobilizzarle, bloccando loro le mani mentre giacciono tra le braccia di Morfeo. Altre volte queste curiose creature si dilettano nel togliere le coperte alle donne, nel fare rumori molesti dentro casa e nel far tremare il letto. Questi piccoli esseri dispettosi nascondono e spostano gli oggetti posti sui mobili, spengono le luci e addirittura tagliano a chiazze la barba degli uomini mentre stanno riposando. Se trova delle cantine con del vino, non ci penserà due volte a rubare delle bottiglie, mentre se scova dei panni stesi vi getta sopra il malocchio.
Per evitare che il Buffardello entri in casa, si chiudono le finestre e si ritirano i panni stesi affinché non finiscano tra le sue grinfie; poi si appoggia alla parte interna della porta una scopa rovesciata in modo che il manico sia adiacente al pavimento. Sul lato esterno della porta invece si appende un ramo di ginepro, per far si che la creatura sia costretta a mettersi a contare le bacche dimenticando in questo modo la persona a cui deve fare dispetto. Se però il Buffardello è riuscito a entrare in casa, per scacciarlo serve un piatto contenente bacche di ginepro sulla scala che porta nella camera da letto, di modo che una volta inciampato nella trappola sia a tiro del padrone di casa che gli ordinerà di andarsene. Se invece si trovasse sopra il petto, bisogna dire “tanto non m’affoghi!“, facendogli capire di essere stato scoperto. Solo in quel modo fuggirà.