Massimiliano Bindocci – ex candidato sindaco del M5S e oggi consigliere comunale di opposizione – ha rilasciato una lunga intervista al nostro quotidiano, toccando molti punti fondamentali della vita politica, sociale ed economica della nostra città. Da alcune scelte contraddittorie del Movimento al perbenismo di questa sinistra, dal suo rapporto con alcuni esponenti del centrodestra al futuro candidato sindaco, da Marcucci alla Ex-Manifattura Tabacchi: questi gli argomenti trattati.
Quando lei si candidò come sindaco, il M5S aveva percentuali bulgare e l’intenzione era quella di scardinare il tradizionale dualismo centrodestra-centrosinistra. Poi c’è stata l’alleanza con la Lega e, in seguito, quella con i nemici giurati del PD: come ha vissuto questo strano percorso politico del suo “partito”?
Il M5S ottenne un grande risultato alle ultime politiche, poi la popolarità, stando al governo, è calata. Ma io faccio politica – e così anche il M5S – non per fare cose popolari e pensare al sondaggio ed alle prossime elezioni, ma per fare cose giuste. Il M5S è diverso dagli altri partiti. Il M5S è nato da chi voleva cambiare ed era deluso dalla sinistra legata a logiche di poltrona e dalla destra gestita dalla cosiddetta “B2”, Bossi e Berlusconi. Si parlava solo di corruzione, questione morale, incompetenza, povertà, occorreva dare giustizia e dignità ad un paese governato male per decenni. Il compito di assumersi responsabilità di governo è stato ovviamente difficile. In questi anni io ho condiviso alcune scelte del M5S e non ne ho condivise altre. Ho vissuto questi anni da uomo, restando libero di dire la mia, anche internamente. Ho stigmatizzato gli errori ed ho sostenuto le battaglie giuste. Molte cose restano da fare, per il M5S e per chi condivide certi valori. Ci sono ancora molti poveri, molte vittime di ingiustizie, molti interessi privati in cose pubbliche, molti disservizi, molti cavilli che attanagliano le imprese, molti lavoratori sottopagati e non liberi, molto da fare per l’ambiente, la scuola, la giustizia, la sanità. Insomma le ingiustizie da debellare sono ancora tante. È stato un periodo travagliato, ma ha cambiato le ragioni per cui sono nel M5S.
Ma lei crede ancora nel M5S o pensa, al contrario, che ormai il Movimento si sia fatto fagocitare dal sistema?
Il Movimento è fuori dal sistema, per il “palazzo” è – per dirla con Galimberti – un ospite inquietante. Non è ancora in grado di sovvertire il sistema oligarchico, massonico, mafioso, ma sta provando anche dall’interno a tenere una posizione di forte cambiamento. Se torniamo a gridare ‘vaffa’ a destra e a manca, siamo fuori dallo spirito dei tempi e non ci si assumerebbe le responsabilità di essere il primo partito in Parlamento. Le cose che vengono fatte non necessariamente devono essere popolarissime. L’importante è che siano giuste. Il nostro scopo non era quello di diventare un partito che sta lì per decenni a scaldare le poltrone e a vivacchiare. Grillo e Travaglio dicono che il M5S è biodegradabile: se e quando il M5S finirà, speriamo sia per aver raggiunto i suoi scopi, ma se ci saranno le solite battaglie da fare, anche con altri simboli e vessilli, o in altri modi, le farò.
Visti anche gli esiti delle regionali, se si votasse oggi, il M5S a che percentuali arriverebbe alle elezioni nazionali? E qui a Lucca?
Oggi secondo me arriveremmo sotto il 10% a Lucca e intorno al 20% alle nazionali. È un dato che deve far riflettere. Credo che dobbiamo completare alcune riforme fatte, come il reddito di cittadinanza, la riduzione dei costi della politica, poi fare riforme vere. Penso soprattutto alla scuola, alla sanità e alla giustizia. Per tornare ai risultati di qualche anno fa dobbiamo elaborare un nuovo programma con proposte concrete su ambiente, modernità, cultura, e lotta alla mafia. Dobbiamo risolvere il problema della corruzione e dell’evasione fiscale e su questi temi dobbiamo appassionare il paese. Sulla riduzione dei costi della politica, sulla trasparenza e sul reddito di cittadinanza abbiamo vinto le scorse elezioni. Servono ora altri punti che uniscano, serve recuperare la credibilità ed essere in grado di raggiungerli.
Non la mette un po’ in difficoltà il fatto che, a livello locale, lei faccia un’opposizione serrata e a testa alta proprio ad un’amministrazione a trazione PD? Ha mai ricevuto, dai vertici del Movimento, pressioni per allinearsi alle posizioni tenute a Roma?
Io faccio una opposizione seria e non serrata, la faccio nel merito delle questioni che di volta in volta si affrontano, e ovviamente lavoro di concerto con gli attivisti di Lucca. Contrasto in particolare l’ipocrisia di questa amministrazione, pongo questioni di trasparenza, sostengo posizioni ambientaliste e sociali, pongo il problema del rispetto delle regole. Ho sicuramente fatto più atti di tutti gli altri consiglieri, e parlo come la gente semplice, talvolta anche in modo colorito e alzando la voce. Ma la gente normale – quella che non ha santi in paradiso e che paga le tasse ricevendo solo disservizi, per intendersi – suda e impreca. Tutti i giorni. Il perbenismo di “chi sta sempre con la ragione è mai con il torto” non mi appartiene. In merito alle pressioni, non ne ho mai ricevute.
Lei è stato un battagliero sindacalista della CGIL e poi, quasi paradossalmente, si è ritrovato a fare opposizione fianco a fianco con uomini di centrodestra. Come sta vivendo quest’esperienza? Ha qualche conflitto ideologico interiore?
Io sono un uomo con una cultura e con dei valori di sinistra, nel senso di valori popolari, vengo da una famiglia umile, quando studiavo facevo il cameriere, ora sono un operaio e ne vado fiero. Sto dalla parte dei più deboli e degli ultimi, però come diceva Olof Palme penso vada “combattuta la povertà e non la ricchezza”. Per me la possibilità di un mondo diverso passa dalla solidarietà e, come diceva Pertini, passa dal connubio tra “Uguaglianza e Giustizia sociale”. Faccio opposizione con chi la fa seriamente, con alcuni colleghi di centro destra condivido battaglie importanti per Lucca, di alcuni ho molta stima, altri sono opportunisti. A dire il vero apprezzo anche diversi colleghi di maggioranza e anche alcuni assessori, ma la maggioranza non è libera in aula, recitano la posizione ufficiale ed alzano la mano. Per questo li ho definiti amorevolmente “zerbini”. Ma la domanda sarebbe cosa ci fa a sinistra – influenzando tutta la politica lucchese ed addirittura svolgendo il ruolo di capogruppo al Senato – l’uomo più ricco della provincia? Se Marcucci è di sinistra, credo che destra e sinistra siano, per come se ne parla, cose da ripensare. Io provo a rappresentare quelli che non arrivano in fondo al mese, e chiedo ambiente, giustizia, trasparenza e solidarietà. Le posizioni non devono essere ideologiche, ma devono formarsi nel merito dei problemi, e poi difese con fermezza, coerenza e serietà.
Ma, sinceramente, dal PD non hanno mai provato a cooptarla verso le loro posizioni?
Parlo con alcuni esponenti del PD, locale e non solo, ma non credo di essere interessante per loro. Non ne soffro. Sono oggettivamente scomodo. Ma darei la stessa risposta per parte del centro destra. Io vedo parlare ovunque di fare progetto o degli accordi per vincere le elezioni. L’obiettivo non è governare a tutti i costi, ma dovrebbe essere migliorare le condizioni di vita delle persone. Sento parlare di intese, alleanze, di futuri candidati sindaci, Raspini, Pardini, Lemucchi, Fava, si parlava di Baccelli (prima dell’incarico di assessore), di Bove…ma non sento mai dire per fare cosa! Nomi e non progetti. Si dovrebbe fare al contrario, si dovrebbe condividere votando con tutti i cittadini le scelte strategiche della città e poi decidere, come se fosse la cosa meno importante, chi fa il sindaco.
Cosa ne pensa di questo strano esodo di alcuni esponenti dell’opposizione, che si sono allineati alle posizioni della maggioranza sul tema Manifattura?
Io mi ricordo che tutta l’opposizione insieme è salita sulla mura a contrastare questo progetto – forse mancava Barsella, ma non ho ancora capito se lui è di maggioranza od opposizione – e che ad oggi gli unici cambiamenti su quel progetto sono avvenuti grazie alle pressioni dell’opposizione. Poi alcuni consiglieri sono stati folgorati “sulla via di Damasco”….in nome della responsabilità. Ovviamente quel rudere deve essere riqualificato, il punto è come e per farci cosa. A me non convincono né il mega parcheggio, né gli appartamenti. Vorrei qualcosa di verde, di aperto alla cittadinanza, vorrei degli spazi per vivere bene, e nel chiuso una grande ludoteca per i bambini quando il tempo è inclemente, il museo per il fumetto. Poi sicuramente una parte con la scuola volàno e un’ala aperta alle attività produttive, ma le idee possono essere anche altre. Senza appartamenti il parcheggio sarebbe della città e dei negozi. Ma sul cosa fare credo, tuttavia, che debba essere sentita la città, le professioni, le categorie: insomma, la partecipazione è fondamentale. Il destino dei contenitori strategici della città non può essere deciso da pochi notabili in qualche stanza fumosa, a prescindere dal cappuccio o meno.
Ma lei, politicamente parlando, cosa vuole fare da grande? Mi spiego: cosa farà e chi appoggerà alle prossime elezioni comunali?
Io sono già abbastanza grande, pur essendo in grande forma. Sono ultracinquantenne, voglio finire il mio mandato con il M5S in consiglio e poi decidere insieme agli attivisti cosa fare come M5S. Credo occorra una figura più giovane. Personalmente mi troverò sempre dalla parte di chi deve lavorare per vivere, e di chi difende i valori del lavoro, della giustizia, dell’ambiente con la coerenza che mi ha sempre contraddistinto. È vero che “chi si loda si imbroda”, ma è anche vero che i voltagabbana e i mercenari sono noti a tutti ed io sono indubbiamente in un’altra squadra.