25 novembre, “Mi perseguitava notte e giorno, denunciate!”. Il racconto di una giovane ragazza che ha detto ‘basta’

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Gli unici mostri concessi dovrebbero essere quelli che da bambini vediamo sotto il letto, quando per la prima volta dormiamo senza mamma e papà. Quelli che basta un bacio per scacciarli via. E invece rieccoci qua, al 25 novembre, a celebrare di nuovo la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che, paradossalmente, non dovrebbe esistere. Perché in una realtà giusta, nessuna donna dovrebbe mai morire per mano del ‘possesso’ di un uomo. 

A dieci anni dal femminicidio di Alessandra Biagi, uccisa a soli 26 anni dal suo ex compagno con una fucilata, nel nostro territorio molte donne continuano ad essere vittime di violenza, sia fisica che psicologica. Il tutto, che avviene per lo più in casa, si è ulteriormente aggravato con il lockdown: “Da marzo a maggio – dichiara la presidente del centro anti-violenza La Luna – abbiamo avuto un totale di 9 ingressi nelle nostre case rifugio“. Sono 198 le donne accolte nel centro dallo scorso gennaio ad oggi. La maggior parte è sposata, di nazionalità italiana e con un occupazione stabile.  

In Italia, solo dal 9 marzo al 3 giugno, sono stati commessi 44 femminicidi: ciò significa che ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia. 

Ma la violenza di genere non si intende solo quella fisica e sessuale, l’espressione indica infatti anche quella psicologica o dovuta agli atti persecutori del cosiddetto stalking. Quest’ultimo, sempre più presente: “E’ il primo campanello d’allarme – racconta una ragazza di 24 anni che qualche anno fa ha avuto il coraggio di denunciare -. Non credete che vi perseguiti solo per pura gelosia. Denunciate”.  

Avevo 19 anni e lui era un mio amicoracconta la ragazza -. O meglio , credevo che lo fosse. Dalle poche battute scambiate mi era sembrato una persona per bene. Un ragazzo onesto. Ero fidanzata e quando la mia relazione finì lui iniziò esternare il suo interesse per me. Avevo già notato una maniera troppo insistente di manifestare i suoi sentimenti, ma non ci feci caso. Mi limitai a rifiutare ogni suo invito.

Si comincia sempre così, assumendo le sembianze dell’uomo perfetto: “Il vero calvario – continua il racconto – è iniziato mentre frequentavo un altro ragazzo, perché aveva deciso che in un modo o nell’altro dovevo essere sua. Mi mandava continuamente dei messaggi in cui mi diceva che nessuno mi avrebbe mai amata come lui amava me perché io ero una ragazzina ‘piena di problemi’ quindi tutti gli altri uomini se ne sarebbero approfittati. Contattava in chat ogni persona che frequentavo e mi umiliava sostenendo che non ero altro che una puttana. Scriveva alle mie amiche di starmi lontano inventando storie su di me. Mi diceva che ero incapace di gestire la mia vita e che quindi avevo bisogno di lui. Mi chiamava sempre, notte e giorno. Squilli continui. Se mi trovava in giro iniziava a piangere, a disperarsi, sperando in qualche modo che io mi avvicinassi a lui”.

Poi finisci per crederci: L’autostima non è mai stata il mio forte, lo ammetto. Di insicurezze ne avevo e ne ho tutt’ora quindi molti dei miei punti deboli erano allo scoperto. Piangevo spesso, ero in ansia continua e infastidita dal dover sempre dare spiegazioni a tutti quelli a cui mandava messaggi su di me. Ho iniziato ad isolarmi, a cambiare gruppo di amici. A vivere per non incontrarlo e purtroppo a causa sua ho rinunciato a tante cose. Non lottavo”.

Poi il culmine di quella che sembrava solo una ‘bravata’ adolescenziale: “Una sera, mentre stavo uscendo da una discoteca fresca di una litigata con lui che mi aveva seguita fino a li, si inventò che aveva fatto un incidente e mi chiamò piangendo. Decisi di andare ma chiesi ad una mia amica di seguirmi con la macchina. Mi sentivo in colpa. Provai a parlarci ma un attimo lui mi saltò addosso stringendomi fortissimo. Non riuscivo a liberarmi. Fortuna che arrivò la mia amica e quindi lui, preso dal panico, mi lasciò e scappò via. Sembra una scena da film ma in realtà sono stati i dieci minuti più brutti della mia vita. Solo dopo questo episodio ho deciso finalmente che il problema non ero io e ho trovato il coraggio di dirlo alla mia famiglia che si è subito attivata tramite un loro amico poliziotto”.

Dopo la segnalazione la situazione si è tranquillizzata e sono cambiata anche io. Adesso vado dove mi pare e piace e se lo incontro cerco di far finta di niente. Ho ricevuto qualche altro suo messaggio negli anni, ma è stato bloccato e ignorato ovunque. Ad avvicinarsi non ha più provato. Alle altre ragazze, soprattutto quelle più giovani come lo ero io, vorrei dire – conclude – di denunciare, di raccontarsi. Si parte dallo stalking e purtroppo a volte si arriva a qualcosa di molto più grave. Diciamo basta a chi ci vuole sotto il suo controllo e cerca di convincerci che la cura estrema che ci offre sia amore, perché l’amore è libertà. Sempre. Anche quando una storia finisce”.

E questa è soltanto una delle tante vicende che purtroppo succedono ogni giorno e, proprio per incoraggiare le donne a prendere posizione, a Lucca c’è un nuovo servizio nel consultorio famigliare della piana: uno sportello di consulenza psicologica che vede l’impegno dell’associazione Luna e dei servizi sociali. Per chi invece nel lockdown è costretta a subire ripetutamente violenza il codice è: “Vorrei una mascherina 1522 per favore”.

Non tenetevi tutto dentro, in questura troverete persone in grado di aiutarvi, sostenervi e consigliarvi. E soprattutto fidatevi, ci sono strutture, c’è una rete che può assistervi e proteggervi”, sono queste le dichiarazioni rilasciate di recente dal questore Alessandra Faranda Cordella.

Ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte: educate i vostri figli, rompete il silenzio e fate di tutto perché questa Giornata, un giorno, non esista più.

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