Si tratta sicuramente di uno dei simboli più arcani ed enigmatici che si possano trovare in tutto il centro storico di Lucca. Ovviamente stiamo parlando del Labirinto che si trova inciso nella pietra della Cattedrale di San Martino. Se possiamo cercare di trovare un riferimento o una spiegazione a questo simbolo, il primo richiamo è quello al mito di Teseo e Arianna, che attinge dalla tradizione ellenica e all’epica. L’incisione latina che si trova al suo fianco e risalente al XII secolo, se tradotta in italiano afferma: “Questo è il labirinto costruito da Dedalo cretese dal quale nessuno che vi entrò poté uscire eccetto Teseo aiutato dal filo d’Arianna”. Un’allegoria che tuttavia non risolve completamente il mistero della sua collocazione proprio a San Martino.
Per chi lo volesse scorgere, il Labirinto è posto sotto all’arcata più piccola della facciata, è facilmente visibile e non può che attirare su di sé l’attenzione dei tanti visitatori e curiosi. L’esemplare che si trova nel Duomo di Lucca non è unico, infatti anche in altre parti d’Italia e d’Europa sono diffusi dei simboli similari, perché nel Medioevo era solita la pratica di incidere il labirinto cretese come messaggio rivolto alla cristianità. Il fedele, durante la vita doveva seguire una condotta rigorosa per ascendere al cielo e a Dio, esattamente come Teseo aveva seguito il filo di lana di Arianna per riuscire a riemergere dall’oscurità del labirinto. Il messaggio nascosto che si trova nella chiesa di San Martino è quello di seguire l’illuminazione, che permette all’uomo di prendere sempre la strada giusta di fronte alle avversità, una luce guida capace di sconfiggere le tenebre. Questo probabilmente è il significato più autentico che si può ricondurre alla curiosa incisione del Duomo di Lucca. Tuttavia, una macabra leggenda è stata tramandata fino ai giorni nostri, la quale racconta di come in tempi antichi, i condannati a morte venissero portati di fronte al labirinto di San Martino e, colui che avesse trovato soluzione del percorso al primo tentativo, avrebbe avuto salva la vita. Ad ogni modo, la vera fortuna è che questa opera, dopo quasi 800 anni è ancora in perfetto stato e apprezzabile in tutta la sua particolarità.