L’ombrellaio a molti suonerà come qualcosa di insolito, di sconosciuto, eppure fino a non molto tempo fa era un mestiere vero e proprio, nonché una delle tante facce dell’artigianato che si potevano incontrare lungo tutto lo Stivale italiano. Dunque un’arte antica e molto apprezzata, in un’epoca in cui si doveva fare i conti spietati con l’economia. Nel secondo dopoguerra, non si buttava via nulla e quello che si possedeva andava preservato e conservato. Solitamente le famiglie degli anni ’50 e ’60 avevano un unico ombrello che andava condiviso con tutti i componenti del nucleo, per questo motivo l’ombrellaio ricopriva un ruolo fondamentale, riparando con i suoi attrezzi tutti gli ombrelli che cedevano di fronte al vento o che si usuravano dopo aver affrontato numerose stagioni piovose. In mezzo a strade polverose, sotto nicchie per ripararsi dalla pioggia e dal freddo, l’ombrellaio munito di pinze, filo di ferro, stecche di ricambi, pezzi di stoffe, aghi, filo, spaghi di vario genere, si metteva all’opera per aiutare le famiglie ad aggiustare un oggetto quanto mai prezioso.
Durante il periodo autunnale, a Lucca non era difficile incontrare Aristarco, uomo forte e risoluto, conosciuto come l’ombrellaio locale. Un signore contraddistinto da un grande zelo e dal piglio operoso, che aveva scelto come sede della sua attività la Corte del Pesce, la corte più antica della storia di Lucca. Una zona del centro storico di grande fascino e tradizione, oggi messa un po’ in disparte, non valorizzata e sotto certi aspetti bistrattata, ma un tempo fulcro di tante attività. Una di queste era quella di Aristarco, che si adagiava sotto il ciborio del ‘500 e all’edicola in pietra, poi con grande diligenza e con una raffinata conoscenza della sua arte, si prendeva cura di tutti gli ombrelli che la gente gli portava con garbo. Ancora oggi, a distanza di molti anni e con uno scenario sociale, economico e con un contesto cittadino molto differente, chi ha avuto modo di conoscere il celebre ombrellaio, ne conserva un piacevole ricordo, a testimonianza di un’epoca così lontana ma al tempo stesso così vicina.
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