Anche nel 2024 abbiamo conquistato il triste primato dell’area più inquinata dalle polveri sottili nella Toscana

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Anche nel 2024 la pianura di Lucca ha conquistato il primato della zona più inquinata della Toscana se guardiamo alle polveri sottili PM10. Un doppio primato negativo, relativo sia al numero di giorni di superamento dei livelli di legge sia alla media giornaliera di PM10 misurata in microgrammi per metro cubo. La stazione di Capannori, individuata come riferimento nella pianura lucchese tra le stazioni urbane di fondo, ha avuto spesso il primato assoluto in Toscana con medie, secondo gli anni, fra 29 e 33 microgrammi per metro cubo a fonte del valore raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità di appena 15 microgrammi per metro cubo.

D’altra parte guardando la cartina della pianura lucchese, riportata qui sopra, si nota che siamo in una conca che è delimitata dagli Appennini, dal Monte Pisano e dal Montalbano. Così se guardiamo alla climatologia e alle caratteristiche dispersive dell’atmosfera elementi che sono particolarmente rilevanti in relazione alla qualità dell’aria, la pianura lucchese con il suo proseguimento in provincia di Pistoia fino a Serravalle sembra costituire un unico bacino sul fronte delle leggi del moto dell’aria. Un bacino nel quale sono relativamente frequenti situazioni sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti. Una situazione diversa dalle altre due aree della provincia di Lucca. Nella Valle del Serchio e la Garfagnana ci sono con valli strette e incise con un territorio caratterizzato da una elevata piovosità e da movimenti dei venti influenzati dall’orografia. La Versilia si trova invece tra la costa e le Alpi Apuane ed è caratterizzata dalla vicinanza del mare, con la ben nota alternanza di brezze di mare e di monte, anche se risente della vicinanza dei rilievi apuani, che costituiscono un ostacolo alla circolazione delle masse d’aria e causano intense precipitazioni.

Da almeno quaranta anni queste considerazioni sono note e si aggiungono all’antropizzazione e all’urbanizzazione molto elevate sia nella pianura lucchese come nella pianura versiliese. Consistenti flussi di traffico attraversano entrambe queste aree e nella pianura lucchese sono anche presenti importanti insediamenti produttivi, le cartiere, il cui ciclo industriale richiede elevati quantitativi di energia elettrica e termica.

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT) ha anticipato, venerdì scorso 17 gennaio, i risultati delle prime elaborazioni sugli inquinanti storicamente più critici: PM, il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3), nell’attesa della relazione completa sui dati raccolti nel 2024 dalla Rete regionale di Monitoraggio della qualità dell’aria della Regione Toscana.

Nel 2024, il PM10 e l’ozono (O3) mostrano le stesse criticità già osservate negli ultimi anni:

  • il PM10 non ha rispettato il limite relativo al numero massimo (35) di superamenti annuo della media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo in una stazione di fondo della Piana lucchese, che si conferma un’unica area critica a livello regionale
  • l’ozono non ha rispettato il valore obiettivo per la salute della popolazione nel 40% delle stazioni della Rete Regionale, confermando la criticità diffusa per il raggiungimento del valore obiettivo (V.O.).

Gli indicatori annuali relativi al biossido di azoto (NO2), nel 2024, per il primo anno dall’inizio del monitoraggio, hanno rispettato i limiti normativi in tutta la regione, compresa la stazione di traffico (FI-Gramsci) dell’Agglomerato fiorentino, che negli anni precedenti, aveva fatto registrare superamenti normativi.

Soffermandoci sul particolato PM10 emerge che ormai da molti anni, il valore limite di 40 microgrammi per metro cubo, relativo alla media annuale di PM10, è stato ampiamente rispettato in tutte le stazioni della Rete Regionale. Nel 2024, per il secondo anno consecutivo, la media annuale più elevata è stata registrata presso la stazione di traffico di FI-Gramsci, pari a 29 microgrammi per metro cubo, mentre la media complessiva regionale è stata pari a 21,7 microgrammi per metro cubo.

Questa la mappa delle concentrazioni medie di PM10 registrate negli ultimi anni dalla Rete regionale nella zona di Lucca dove sono presenti le tre centraline di San Micheletto, San Concordio e Capannori.

A livello regionale dal confronto tra i valori medi registrati nel 2024 con quelli dei due anni precedenti, si rileva che il valore medio annuale di PM10, diminuito dal 2022 al 2023, ha subito un arresto della discesa nella maggior parte delle stazioni. La media complessiva regionale, dopo un calo del 3,6 per cento tra il 2022 ed il 2023, si è nuovamente rialzata del 2,1 per cento ed è stata pari a 21,7 microgrammi per metro cubo.

Nel 2024, per il settimo anno consecutivo, il limite di 35 superamenti della media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo è stato rispettato in tutte le stazioni della Rete Regionale con la sola eccezione della stazione di fondo della zona della Piana lucchese di LU-Capannori, che rappresenta attualmente l’unica criticità della Toscana.

Nel 2024, il numero di superamenti in questa stazione è stato complessivamente pari a 50, compresi alcuni eventi giornalieri per i quali il superamento è da attribuirsi a fonti naturali (ad esempio il trasporto di polveri dal deserto, fenomeni definiti tecnicamente come di avvezione). Il numero di questi eventi, che nel 2024 non è stato trascurabile (5-6), è da sottrarre al numero totale di superamenti per il confronto con il limite. Il grafico seguente riporta, quindi, per ciascuna stazione il numero totale di superamenti.

Si nota una certa disomogeneità tra le zone del territorio toscano ed anche all’interno di alcune di queste. In particolare, nella Zona del Valdarno pisano e Piana lucchese il numero di superamenti registrati varia, nelle diverse stazioni, fino ad un fattore 5. Le zone più coinvolte dal fenomeno dei superamenti della media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo, oltre alla zona del Valdarno pisano e Piana lucchese, sono state l’Agglomerato fiorentino e la limitrofa zona di Prato e Pistoia, mentre, per le altre zone, il fenomeno è stato più contenuto.

Per confrontare il numero dei superamenti registrati nel 2024 con quelli dei due anni precedenti, sono stati considerati, per tutto il triennio, gli eventi totali, senza togliere gli eventi causati da fenomeni di avvezione. Dal confronto, emerge una grande discontinuità anche per quanto riguarda le oscillazioni da un anno ad un altro.

Nel complesso, nel 2024, c’è stato il 55 per cento di superamenti in più rispetto all’anno precedente, e presso la stazione di LU-Capannori, che rappresenta la criticità regionale per il PM10, la diminuzione nel numero dei superamenti degli ultimi anni è stata interrotta.

Relativamente al particolato PM2,5 nel 2024, è stato confermato il pieno rispetto del limite normativo della media annuale di 25 microgrammi per metro cubo, confermando la situazione positiva della Toscana. La media regionale è stata pari a microgrammi per metro cuboe la media massima, pari a 19 microgrammi per metro cubo, è stata registrata a LU-Capannori, come già accaduto negli ultimi anni.

Dalla mappa delle concentrazioni medie di PM2.5 registrate nel 2024 dalla rete regionale si evince che le stazioni con le medie più elevate sono quelle della zona di Prato, Pistoia e della limitrofa Piana lucchese.

I valori medi registrati nel 2024 non sono risultati significativamente diversi da quelli registrati negli anni precedenti. La media annuale regionale è stata pari a 13 microgrammi per metro cubo, invariata negli ultimi 3 anni, ed anche le medie di zona sono rimaste stabili sui valori medi degli ultimi anni.

Come si legge sul sito dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) all’indirizzo web https://www.arpat.toscana.it/temi-ambientali/aria/monitoraggio/inquinanti-monitorati/pm10 «le polveri fini, denominate PM10 (diametro inferiore a 10 micron), sono delle particelle inquinanti presenti nell’aria che respiriamo. Queste piccole particelle possono essere di natura organica o inorganica e presentarsi allo stato solido o liquido. Le particelle sono capaci di adsorbire sulla loro superficie diverse sostanze con proprietà tossiche quali solfati, nitrati, metalli e composti volatili. Origine: le fonti principali di polveri fini sono: fonti naturali, incendi boschivi, attività vulcanica, polveri, terra e sale marino alzati dal vento (il cosiddetto aerosol marino), pollini e spore, erosione di rocce, fonti antropogeniche, traffico veicolare, sia dei mezzi diesel che benzina, uso di combustibili solidi per il riscaldamento domestico (carbone, legna e gasolio), residui dell’usura del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture, attività industriale. Gli effetti sull’uomo e sull’ambiente: le PM10 possono essere inalate e penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio, dal naso alla laringe. Studi epidemiologici, confermati anche da analisi cliniche e tossicologiche, hanno dimostrato come l’inquinamento atmosferico abbia un impatto sanitario notevole; quanto più è alta la concentrazione di polveri fini nell’aria, infatti, tanto maggiore è l’effetto sulla salute della popolazione. Gli effetti di tipo acuto sono legati ad una esposizione di breve durata (uno o due giorni) a elevate concentrazioni di polveri contenenti metalli. Questa condizione può provocare infiammazione delle vie respiratorie, come crisi di asma, o inficiare il funzionamento del sistema cardiocircolatorio. Gli effetti di tipo cronico dipendono, invece, da una esposizione prolungata ad alte concentrazioni di polveri e possono determinare sintomi respiratori come tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare e bronchite cronica. Per soggetti sensibili, cioè persone già affette da patologie polmonari e cardiache o asmatiche, è ragionevole temere un peggioramento delle malattie e uno scatenamento dei sintomi tipici del disturbo».

Ormai da dieci anni la centralina Arpat di Capannori (si trova in via Carlo Piaggia accanto al Museo Athena) ha il triste primato regionale del più alto numero di superamenti del valore giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo, valore limite sulle 24 ore per la protezione della salute umana da non superare più di 35 volte nell’anno civile.

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