Il fascino del camice bianco? Non va più di moda. Anzi c’è una fuga dai fronti dell’emergenza-urgenza

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C’era una volta il fascino del camice bianco. C’erano anche serie televisive come «E.R. – Medici in prima linea» oppure «Pronto soccorso», una delle prime serie televisive di argomento medico prodotte dalla Rai negli anni novanta, che sicuramente rappresentarono una promozione e invogliarono schiere di giovani a puntare sulla carriera medica. Oggi la tendenza si è rovesciata. Si assiste a una fuga dei giovani dal pronto soccorso ma anche da altre specializzazioni mediche. Un quarto dei posti disponibili a bando nelle scuole di specializzazione non è stato assegnato e sicuramente ci sarà un calo ulteriore se non seguiranno le effettive immatricolazioni.

L’allarme è stato lanciato dall’Associazione Liberi Specializzandi (ALS) insieme al sindacato Anaao Giovani, che si dicono «preoccupati e amareggiati per i risultati delle assegnazioni del concorso di quest’anno, già ampiamente previsti e denunciati in anticipo a più riprese».

«L’entità dei contratti statali è stata ovviamente confermata – dicono ALS e ANAAO giovani – però è cambiata la suddivisione per singola specialità: hanno aumentato i contratti “poco ambiti” e diminuito quelli “più ambiti”. Una scelta sbagliata oltre che disperata perché secondo noi i Ministeri pensano di poter “convincere” i candidati di scegliere le scuole meno ambite facendo i candidati nella condizione di scegliere tra esse e nulla: peccato che sarà una strategia che non porterà i frutti sperati poiché i concorrenti non si iscriveranno a nulla, avendo a disposizione tante altre opzioni (concorso MMG, estero, sono già specializzandi e sono già specialisti) e pertanto siamo abbastanza certi che quest’anno l’entità di contratti non assegnati sarà maggiore rispetto lo scorso anno. La soluzione è la riforma della formazione medica, ci auguriamo che i Ministeri dopo il disastro annunciato di SSM2024 si convinceranno ad ascoltare i giovani medici ed i suoi rappresentanti e non i baroni che pensano solo a mantenere il proprio status quo. La suddivisione per singola università non vede modifiche sostanziali, tranne due eccezioni come l’aumento dell’Università della Calabria e l’introduzione di tre nuove Università: la siciliana Kore di Enna con tre scuole (Igiene, Patologia Clinica e Radioterapia), la pugliese LUM “Giuseppe De Gennaro” con la sola scuola di radioterapia e l’Università di Trento con tre scuole: Anestesia, Neurologia e Radiodiagnostica. Sulle 1.438 scuole, 566 hanno visto una diminuzione, 435 sono invariate e 437 hanno visto un aumento».

Guardando alle Scuole di specializzazione della Toscana si evidenzia che sul fronte Medicina d’emergenza urgenza risultano assegnati soltanto 24 contratti di specializzazione sui 111 banditi, ovvero appena il 21,6 per cento. Nel dettaglio abbiamo 17 assegnati su 48 banditi a Firenze, 7 su 29 a Pisa e addirittura nessun assegnato sui 34 posti banditi a Siena. Nella tabella qui sotto si trova la suddivisione dei soli contratti statalisuddivisi per singolo ateneo, per singola specialità e – per le tre Università toscane – anche per singola scuola di specializzazione, con un confronto con i contratti di specializzazione dell’anno precedente.

Di fronte a una crisi che non si è mai vista, come ha detto Stefano Magnone, segretario regionale per la Lombardia di Anaao «si imporrebbero scelte lungimiranti e radicali. Invece, da anni, siamo in attesa della revisione della rete ospedaliera a partire dall’emergenza/urgenza, del potenziamento conseguente della rete territoriale, i pazienti acuti vanno concentrati in ospedali sicuri e multispecialistici, i cronici vanno seguiti sul territorio, spiegando bene a sindaci e cittadini che le due cose sono profondamente diverse, del governo fermo del privato che continua a filtrare i pazienti, come ammettono gli stessi addetti ai lavori. Niente di tutto questo è ancora avvenuto. Ora è il momento delle scelte radicali, pena la negazione del diritto alla salute da parte di chi è più debole e ha meno risorse, economiche o sociali».

Ci sono ombre anche sul fronte delle cinque classi di Laurea Magistrale per le Professioni Sanitarie Infermieristiche e Ostetriche, della Riabilitazione, Tecnico Assistenziali-Diagnostiche e della Prevenzione. Sono in totale 13.957 i professionisti che hanno presentato domanda su 3.940 posti a bando di cui la maggioranza, ben 2.147 posti ovvero il 54 per cento sono per Infermieristica-Ostetrica. I dati evidenziano in generale un calo medio del 9,7 per cento delle domande presentate nelle Università, da 15.461 dello scorso anno ai 13.957 di questo anno, ovvero un trend ben diverso e all’opposto dell’aumento del 6,3 per cento del precedente anno 2023 rispetto al 2022 e in linea al calo del 3,7% registrato sulle Lauree triennali. C’è stato anche un  aumento dei posti a bando con 6,5%, da 3.699 a 3.940, con un rapporto delle domande rispeto ai posti (D/P) pari a 3,5 che scende dal 4,2 del 2023.

Ecco cosa emerge guardando nello specifico le domande per ognuna delle 5 Classi di Laurea Magistrale.

I Classe Infermieristica-Ostetrica, meno 8,7%, da 12.095 domande dello scorso anno (posti 1.914) alle attuali 11.044 su 2.147 posti. Pertanto, il rapporto domande / posti è oggi di 5,1 a fronte di 6,3 dello scorso anno; va segnalato tuttavia un aumento medio nazionale dei posti del 12% (da 1.914 a 2.147). Il rapporto domande / posti medio di 5,1 è diverso fra le Università del Nord con 5,0, del Centro 4,7 e 5,8 del Sud.

II Classe Riabilitazione meno 20,1% da 1.753 dello scorso anno a 1.400 su 795 posti. Rapporto domande / posti di 1,8 più basso del 2,2 dello scorso anno, con riduzione media dei posti del 1,9% da 810 a 795.

III Tecnico Diagnostica più 14,4%, da 644 dello scorso anno a 737 su 610 posti. Rapporto domande / posti di 1,2 come lo scorso anno, con aumento medio dei posti del 14%, da 537 a 610, per effetto dell’aumento di 2 nuovi Corsi delle Università di Catanzaro e di Cagliari.

III Tecnico Assistenziale meno 7,1%, da 184 dello scorso anno a 171 su 113 posti come lo scorso anno. Rapporto domande / posti di 1,5 superiore a 1,6 dello scorso anno, a parità dei 113 posti a bando.

IV Prevenzione meno 22,9%, da 785 dello scorso anno a 605 attuali su 275 posti. Rapporto domande / posti di 2,2 minore del 2,4 dello scorso anno, con riduzione media dei posti del -15%, da 325 a 275.

Foto di RDNE Stock project

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1 commento

  1. Il sistema sanitario italiano va rivisto e razionalizzato in tempi brevissimi, vista la gravissima crisi che lo pervade. Intanto il nostro sistema sanitario pubblico va salvaguardato gelosamente per poter assicurare a tutti i cittadini standard di assistenza di qualità e il più possibile gratuite, rispettando così il dettato costituzionale, che nell’art. 32 della Costituzione sancisce “la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti”. Occorre non lasciare spazio al ” privato” altrimenti ci si immette su di una china pericolosa; basta guardare a quanto succede negli Stati Uniti dove il cittadino paga tutte le cure, nonostante assicurandosi private, con fortissimi esborsi monetari e finendo per indebitarsi quando viene colpito da malattie gravi. Occorre destinare al sistema sanitario maggiori risorse e saperle gestire in maniera più avveduta, grazie ad una capillare programmazione di medio -lungo periodo che tenga conto di prevedere per tempo anche quanti operatori sanitari possano servire nel giro di qualche anno. Intanto occorre remunerare in maniera adeguata i paramedici che svolgono un lavoro faticosissimo e non apprezzato. Occorre remunerare meglio anche i medici per far sì che trovino decoroso continuare ad esercitare la loro nobile professione nel settore pubblico e non fuggano nel privato, dove hanno maggiori soddisfazioni economiche o addirittura all’estero. Visti i preoccupanti fatti recenti di cronaca, occorre anche assicurare una maggiore sicurezza sul lavoro a chi opera nella sanità, mettendoli al riparo da aggressioni fisiche e verbali.

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