Allo sconfortante panorama del tour pucciniano allestito in occasione dello sciagurato Centenario (per ora ci manca la sagra della cecina, ma arriverà anche quella) si sottrae la manifestazione che si tiene la sera di sabato 10 agosto a Casa Pascoli di Castelvecchio. Già l’intensa suggestione di quel luogo, che richiama la presenza del Poeta, provvede a creare un’atmosfera magica, che è quella che consente di stabilire una connessione emozionale con il mistero della Poesia.
Per la edizione del 2024, in omaggio al Centenario Pucciniano i promotori della serata, Fondazione Pascoli e Misericordia di Castelvecchi o hanno voluto rendere omaggio al rapporto che legò il Poeta al Maestro ed hanno allestito un programma di tutto rispetto che qualifica la serietà dei loro intenti. Toccherà all’attore Massimo Ghini presentare una serie di brani e dare lettura delle testimonianze degli incontri che proprio nella casa di Castelvecchio avvennero tra il Poeta e il Maestro. La parte musicale è affidata alle voci dei soprano Alida Berti e Linda Campanella e del tenore Carlo Raffaelli con l’apporto dell’Ensemble Le Muse, diretto dal maestro Andrea Albertini. Come sempre la serata sarà condotta da Luca Scarlini con la regia di Alessandro Bertolucci.
Insomma ci sono tutti i requisiti perché l’evento si imponga all’attenzione del pubblico appassionato alle cose dell’arte e fornisca un valido contributo alla conoscenza delle biografie del Poeta e del Maestro. Quella del loro rapporto – sicuramente una grande stima condivisa, ma anche una sincera condivisione che li tenne legati – è una vicenda che si svolge intorno alla singolare figura che fu Alfredo Caselli, il proprietario del caffè di via Fillungo, che tanto si adoperò per dare consistenza al rapporto tra Pascoli e Puccini.
Fu il Caselli a guidare il Maestro nelle due visite che fece alla casa di Castelvecchio e fu il “biondino di via Fillungo” a mantenere viva la trama di quel collegamento dal quale si prometteva di vedere la collaborazione del Poeta e del Maestro.
Il Caselli, come bene si vedrà tra poco, interveniva anche nei giorni della crisi per il fiasco di Butterfly e si può certo far risalire alla sua premurosa lettera, con la quale informava il Poeta di quanto era successo a Milano, l’origine di quel messaggio che Pascoli inviò a Puccini per confortarlo.
Èquesta una storia che merita di essere conosciuta e lo faccio attingendo a quello che aveva scritto, qualche anno dopo, in un volumetto curato da Marinella Mazzanti ed ho ripreso per la nuova edizione (la quarta!) del fortunato libretto “Il Caselli un caffè nella storia di Lucca” voluta dal presidente della Fondazione Alessandro Adami per farne omaggio agli intervenuti alla serata pascoliana.
Riprendo dunque dal libretto e colgo l’occasione per inviare all’amico Alessandro la testimonianza della mia partecipazione, che è quella dei molti che lo conoscono e lo apprezzano, ai triboli che lo affliggono.
LA FARFALLINA VOLERÀ
È ben noto che la “prima” di “Madama Butterfly” alla “scala” di Milano (17 febbraio 1904) fu un clamoroso fiasco con tanto fischi e di rumorose disapprovazioni da parte del pubblico.
La notizia ebbe una vasta eco su tutti i giornali e raggiunse anche Giovanni Pascoli che, invece, convinto della validità dell’opera, si diceva certo del suo futuro successo. In questo senso si esprimeva nella lettera che il 19 febbraio inviava ad Alfredo Caselli: “Caro Alfredo dalla «tribuna» stessa, che unica mi giunge qua, capisco che Butterfly avrà tanto successo altro da compensare largamente il Maestro dell’insuccesso a Milano, Non è niente.”
Il Poeta non si limitò a questa dichiarazione, ma volle inviare a Puccini la testimonianza della sua solidarietà e la manifestazione della sua fiducia nel futuro dell’opera.
Il 20 aprile su “il Giornale d’Italia” appariva un breve articolo, dove sotto questo titolo Versi di G. Pascoli a G. Puccini dopo l’insuccesso di “Madama Butterfly” si leggeva “Ci scrivono da Pisa il 18 aprile: Giovanni Pascoli ha mandato a Giacomo Puccini dopo l’insuccesso di madama Butterfly i seguenti versi:
Caro nostro e grande Maestro,
la farfallina volerà:
ha l’ali sparse di polvere,
con qualche goccia qua e là,
gocce di sangue, gocce di pianto…
Vola, vola, farfallina,
a cui piangeva tanto il cuore;
e hai fattoi piangere il tuo cantore…
Canta, canta farfallina,
con la tua voce piccolina,
col tuo stridir di sogno,
soave come l’ombra,
all’ombra dei bambù
a Nagasaki ed a Cefu.
Puccini rispose immediatamente a Pascoli ringraziandolo per sue parole. Nel suo messaggio noi ritroviamo Alfredo Caselli: “Caro grande poeta con tanta gioia ho letto la sua fine cartolina e la ringrazio”.
Anch’io ho così fede nel (sia pur tenue) volo di cio cio san! A giorni andrò a Torre. Ella è così vicino! Una visita al povero zoppo e bastonato sarebbe un balsamo. Saluti a Lei e a Caselli. Tutto suo Giacomo Puccini.