Il caso o, per meglio dire, la coincidenza, è stata curiosa. Per alcuni aspetti ironica. Praticamente nello stesso giorno, ma a distanza di undici anni, la Toscana ha conquistato gli onori delle cronache nazionali per un terremoto. O comunque per notizie relative a un terremoto.
Era avvenuto il 21 giugno 2013, è successo nuovamente giovedì scorso, 20 giugno. Dietro a queste notizie ci sono state anche molte bufale. Era avvenuto il 21 giugno 2013 si è ripetuto, amplificato grazie ai social, nei giorni scorsi.
Quello del 20 giugno scorso è stato un “non terremoto”. Era evidente fin dai minuti seguenti visto che su sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non c’era traccia di una registrazione sismica, nemmeno dopo 10, 15 o 20 minuti.
Eppure centinaia, anzi migliaia di post e di commenti sui social, nel pomeriggio del 20 giugno 2024 segnalavano una scossa di terremoto fra le ore 16,30 e le 16,32. Anche il presidente della giunta regionale della Toscana, Giani, ha scritto su Telegram: «Avvertita scossa di terremoto all’isola d’Elba, sentita su tutta la costa. Verifiche in corso con il sistema regionale, al momento non risultano feriti o danni». Alcuni siti hanno parlato di magnitudo fra 2.7 e 3.4. Dopo una mezz’ora la smentita dello stesso presidente Giani: «Aggiornamento: dai sismografi e rilevazioni non si tratterebbe al momento di un terremoto». Alcuni che mi avevano chiamato o scritto per sapere della scossa di cui non si è vista traccia sul sito di INGV (https://terremoti.ingv.it/) meritavano una risposta validata. Così ho chiesto subito informazioni chiamando al cellulare il professore Carlo Meletti di INGV, che proprio il 20 giugno era presente nella sala sismica di Roma, dove stavano guardando proprio quei segnali non sismici. Alla fine mi ha confermato che non si è trattato di un terremoto. «La causa – ha aggiunto il prof. Meletti – non è stata ancora determinata ma potrebbe essere un bang supersonico».
Oltre due ore dopo, alle 18,43 il presidente Giani ha pubblicato un altro post su Telegram: «Ho appena sentito l’Aeronautica Militare che ha confermato nessun boom sonico nei cieli della Toscana. Anche Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia non ha rilevato movimenti tellurici. La scossa, da molti avvertita come un terremoto su tutta la costa della Toscana e in alcune zone interne, non trova al momento riscontro sul tipo di evento. Vi terrò aggiornati su eventuali sviluppi».
Verso le ore 19,40 è stato l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia a diffondere un comunicato ufficiale. «In relazione alle segnalazioni di un “terremoto” che sarebbe avvenuto in Toscana intorno alle 16:30 di oggi, 20 giugno 2024, riportiamo qui l’immagine delle registrazioni della stazione sismica di CAIS (Isola di Capraia).
Il segnale è evidente ma non si tratta di un segnale sismico, quindi non è un terremoto.
Non è immediato identificare l’origine del segnale: ad un’indagine preliminare le onde rivelano una velocità apparente (circa 400 metri al secondo) che è molto più bassa di quella tipica di un’onda che si propaga nella crosta terrestre. In aria, le onde viaggiano alla velocità del suono, circa 340 metri al secondo (0,34 chilometri al secondo), mentre nelle rocce le velocità delle onde P sono di alcuni chilometri al secondo, tipicamente 5-6 chilometri al secondo nella crosta e oltre 8 chilometri al secondo nel mantello. Al momento, l’ipotesi più probabile è che sia un evento originato in aria come quelli che descritto in precedenti articoli».
In pratica, anche citando fatti analoghi e precedenti in Italia, si parla – come ipotesi – di una possibile esplosione in cava, di un aereo militare oppure dell’entrata in atmosfera di un meteoroide.
Dunque tra le varie interpretazioni possibili, comunque da accertare, c’è stata quella di un bolide entrato in atmosfera. Tesi sostenuta nel comunicato dell’Istituto Geofisico Toscano, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze. Nel testo si legge: «Nella giornata di giovedì 20 giugno alle ore 16:29 locali (14:29 UTC) – si legge nel documento firmato da Prof. Emanuele Marchetti e dal Dott. Andrea Fiaschi – la popolazione dell’Isola d’Elba è stata allarmata da un fenomeno acustico di particolare potenza, che ha scosso la tranquillità dell’isola e dei suoi abitanti. Un boato della durata di diversi secondi associato alla chiara percezione di tremore del suolo che ha fatto pensare a molti ad una scossa sismica è stato distintamente avvertito su tutte le scosse elbane, ma anche del litorale toscano. Contemporaneamente la strumentazione sismo-acustica installata dalla Fondazione Parsec e dall’Università di Firenze – Dipartimento di Scienze della Terra presso il campo sportivo di Seccheto (Campo nell’Elba) ha registrato un segnale sismo acustico di particolare potenza energetica. La strumentazione presente sull’isola è attiva da oltre un anno ed è stata voluta e finanziata dall’Amministrazione dell’Intercomunale di Protezione Civile – Elba Occidentale con Ente capofila il Comune di Campo nell’Elba proprio per fare fronte ad eventi come questo e fornire supporto scientifico alla protezione civile chiamata a tranquillizzare e spiegare gli eventi alla cittadinanza. Il progetto viene portato avanti per gli aspetti sismici dall’Istituto Geofisico Toscano-Fondazione Parsec, sotto la guida del Dott. Andrea Fiaschi Andrea, e per gli aspetti acustici dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, sotto la guida del Prof. Emanuele Marchetti. La strumentazione si compone di un array infrasonico (serie di sensori acustici tra loro collegati) e di una stazione sismica. Il sito di installazione è il campo sportivo di Seccheto sulla costa meridionale dell’isola. I segnali acquisiti vengono trasmessi e monitorati in tempo reale sia a Firenze, preso la sede del Dipartimento, sia a Prato, presso la sede della Fondazione Parsec. La velocità di acquisizione consente l’elaborazione immediata dei segnali e l’interpretazione del fenomeno osservato.
Il segnale registrato dagli strumenti presenta le caratteristiche di un’onda di pressione acustica che genera anche un segnale sismico associato. L’onda di pressione è risultata avere un’ampiezza di dieci volte maggiore rispetto agli eventi registrati in precedenza, saturando i sensori infrasonici e producendo un segnale sismico che si è propagato sia all’Elba che lungo le coste toscane, tanto che è stato osservato anche sulle stazioni della rete nazionale dell’INGV.
L’analisi dei segnali ha messo in evidenza che il segnale ha raggiunto la massima pressione registrabile dai sensori; quindi di eccezionale potenza sonora; proveniva in aria da Sud e aveva una direzione Est Ovest rispetto al sito di monitoraggio; la velocità apparente stabile all’incirca sui 400 metri al secondo per tutta la durata del segnale, per poi diminuire indicando un allontanamento della sorgente. Il punto di origine del fenomeno è a sud dell’isola di Montecristo.
In assenza di informazioni dirette, quali possono essere le possibili interpretazioni dell’evento? In primo luogo, va evidenziato che si tratta sicuramente di qualcosa accaduto in aria, quindi possono essere esclusi tutti quei fenomeni che interessano il sottosuolo, come i terremoti, in secondo luogo è qualcosa di estremamente energetico; quindi bisogna escludere eventi come esplosioni di cava o bang sonici provocati da aerei militari. In definitiva tra le varie interpretazioni possibili, oggetto di studio e verifica nei prossimi giorni, quella di un bolide entrato in atmosfera sembra quella più plausibile e coerente con i dati di registrati.
Da evidenziare che la strumentazione dalla sua installazione ha registrato altri eventi acustici, in particolare esplosioni di cava e bang da aerei supersonici; tuttavia, possiamo affermare con certezza che il fenomeno registrato nella giornata del 20 giugno presenta caratteristiche del tutto peculiari rispetto agli altri eventi osservati, sia per la eccezionale potenza che per la propagazione. Al momento l’evento può dirsi concluso e privo di ulteriori conseguenze naturali.
Nelle prossime settimane saranno approfonditi i dati acquisiti per confermare o meno l’interpretazione dei dati e delineare ulteriori caratteristiche del fenomeno osservato».
Dalla Protezione civile regionale nel frattempo erano emersi dubbi facendo notare che «l’impatto a terra sarebbe stato percepito dai sismografi e invece non risulta niente. L’ipotesi più probabile resta quella di un aereo».
Anche la rete internazionale che registra l’entrata di bolidi in orbita e fino a terra non avrebbe dato alcun riscontro salvo un oggetto che sarebbe caduto in zona Australia in quella stessa giornata del 20 giugno.
Così la mente è tornata al rapporto fra terremoti e comunicazione che già venne evidenziato come carente in occasione dei terremoti fra Garfagnana e Lunigiana dell’anno 2013, in particolare di quello più forte del 21 giugno 2013 alle ore 12:33:57.
Dopo la forte scossa di terremoto di quel venerdì 21 giugno 2013 si accavallarono e si rincorsero centinaia di informazioni incredibili. Vere e proprie leggende metropolitane o comunque bufale. Comunicazioni che ebbero effetti pesanti per chi si trovò a vivere con la concreta esperienza del terremoto e con gli effetti sulle proprie case e sulle chiese lesionate anche in maniera vistosa.
Notizie che rappresentarono un ulteriore danno per l’economia, a cominciare da quella turistica della zona. Un effetto che si aggiunse, inutilmente, ai veri danni sul patrimonio edilizio. Eppure non era una novità che al confine tra Lunigiana e Garfagnana si trova una delle aree sismiche più studiate del nostro paese. La storia sismica di questa area si perde nella notte dei tempi. Il terremoto di Ugliancaldo del 11 aprile 1837 – magnitudo 5.8 – sembrava essere sovrapponibile a quello del 21 giugno 2013 come zona epicentrale anche se, forse, aveva avuto una intensità maggiore.
Come dimenticare poi il terremoto del 7 settembre 1920 (magnitudo 6.5). Oppure in epoca più recente il primo allarme sismico della storia d’Italia dato direttamente dalla televisione e limitato alla zona della Garfagnana la sera del 23 gennaio 1985. O ancora il terremoto (magnitudo 4.9) del 10 ottobre 1995 con epicentro a Fivizzano.
Fino alla forte scossa del 1995 gli abitanti della Garfagnana e della Lunigiana avevano dimostrato saggezza antica, avevano imparato dai disastri storici a convivere con il terremoto, tanto che dopo l’allarme del 1985 vennero elogiati da studiosi giapponesi e americani, sorpresi da una così composta reazione a un allarme dato dalla televisione.
I programmi varati dallo Stato e dalla Regione dopo il 1985 avevano permesso di avviare un ampio programma di messa a norma degli edifici, sia quelli pubblici come quelli privati, tanto da limitare i danni proprio in occasione delle scosse del 2013.
Perché proprio nel 2013 la paura è diventata panico, tanto da far schizzare alle stelle il consumo di ansiolitici e antidepressivi?
La risposta, purtroppo, è semplice. La comunicazione errata, amplificata da cellulari, internet, social network, blog che hanno dimostrato di non conoscere la nostra storia e la nostra geologia.
Un modello di comunicazione che alla fine è totalmente sbagliato perché non soltanto non diminuisce il rischio, ma inseguendo le false informazioni lo aumenta o comunque lo scarica su colpevoli inesistenti.
Proprio recentemente parlando a un convegno di giornalisti, l’amico Walter Quattrociocchi, già docente a IMT Lucca e oggi professore alla Sapienza di Roma, che da 10 anni studia il problema, ha spiegato che «esistono cose vere, esistono cose false, ma in mezzo c’è un sacco di roba che non possiamo certificare. Quante cose che consideriamo plausibili e vere oggi saranno considerate sciocche tra quindici o 20 anni? Senza parlare dei nostri limiti cognitivi. Non siamo onniscienti, non siamo in grado di comprendere tutto. Siamo lenti, ci mettiamo un sacco di tempo e facciamo un sacco di errori. Sui social poi c’è cacofonia di informazioni la cui qualità tendenzialmente tende a zero».
A questo si aggiunge un altro punto importante: la fiducia delle persone per testate giornalistiche specifiche che spesso è influenzata dal fatto di sentirle allineate alle proprie idee politiche e ai propri valori (o almeno non in antitesi con essi).
Anche il 20/21 giugno 2024, la Toscana ha vissuto la paura di un terremoto, che terremoto non è stato, partendo da informazioni non validate, si potrebbe dire avventate, tanto che poi sono state smentite.
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Intanto sembra prendere sempre più piede l’ipotesi dell’asteroide con il boato che sarebbe stato sentito anche in Corsica e nella Valle d’Aosta, sta trovando un suo fondamento. Tra chi sostiene tale ipotesi anche Gian Mario Gentini, coordinatore della Protezione civile dell’Elba occidentale: «Secondo i nostri dati – ha detto – al 90 per cento si tratta di un meteorite che si sarebbe disintegrato entrando in collisione con lo strato superficiale che ricopre la Terra, provocando uno spostamento d’aria. In pratica un’esplosione, che ha significato da una parte il rumore e dall’altra i tremori avvertiti sui vetri». Per il restante 10 per cento si parla di «altri fenomeni che producono quel rumore. Ce ne sono diversi, come abbiamo potuto vedere nel tempo – ha aggiunto Gentini –. Da un’esplosione in una cava agli aerei, fino alla fuoriuscita di gas metano. Questa però è unica nel suo genere, in quanto era dieci volte superiore rispetto a quanto registrate finora, tenendo conto che era a sud di Montecristo. Quindi abbastanza distante».
Sul fronte opposto Luigi Folco, docente dell’Università di Pisa, ha commentato: «Per quanto ho letto, non credo che ci siano dati certi per dire cosa abbia originato il boato. A mio avviso non si può escludere che possa derivare da un jet supersonico» anche se l’Aeronautica ha smentito che si trattasse di un velivolo.
D’altra parte, i sensori installati all’Elba riguardano una zona dove i boati risultano più frequenti. Nel 2022 venne approvata la convenzione perché i boati si ripetevano da una decina d’anni e più con una frequenza variabile da uno a più episodi durante l’anno, talvolta con intervalli di pochi minuti. Nel tempo vennero formulate numerose ipotesi come quelle che fanno riferimento a possibili attività militari nel canale di Corsica, eruzioni sottomarine di gas o aerei che superano il muro del suono. Non mancano, sempre più alimentare dai commenti sui social anche ipotesi fantasiose relative sia a possibili ricerche scientifiche sui fondali dell’Elba sia ai test di nuove armi segrete che appaiono ad alcuni come possibili in questo periodo storico segnato da nuove guerre.