Da mese della febbre a mese dello smog. Alla trasformazione del mese di febbraio, che nell’antica Roma era dedicato alla dea Febris ma anche alla guarigione, si legano i più moderni stili di vita che impongono la presenza di industrie, impianti di riscaldamento in ogni casa, scuola e ambiente di vita e naturalmente un crescente parco di moto e autoveicoli.
Anche quest’anno il mese di febbraio si aperto, nella pianura di Lucca, con un allarme smog da eccesso di polveri sottili, una condizione che ha fatto scattare, come sempre avviene, alcune limitazioni.
È sufficiente guardare una cartina della pianura lucchese per notare che ti tratta di una conca delimitata dagli Appennini, dal Monte Pisano e dal Montalbano. Così se guardiamo alla climatologia e alle caratteristiche dispersive dell’atmosfera elementi che sono particolarmente rilevanti in relazione alla qualità dell’aria, la pianura lucchese con il suo proseguimento in provincia di Pistoia fino a Serravalle sembra costituire un unico bacino sul fronte delle leggi del moto dell’aria. Un bacino nel quale sono relativamente frequenti situazioni sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti.
Una situazione diversa dalle altre due aree della provincia di Lucca. Nella Valle del Serchio e la Garfagnana ci sono con valli strette e incise con un territorio caratterizzato da una elevata piovosità e da movimenti dei venti influenzati dall’orografia. La Versilia si trova invece tra la costa e le Alpi Apuane ed è caratterizzata dalla vicinanza del mare, con la ben nota alternanza di brezze di mare e di monte, anche se risente della vicinanza dei rilievi apuani, che costituiscono un ostacolo alla circolazione delle masse d’aria e causano intense precipitazioni.
Da almeno quaranta anni queste considerazioni sono note e si aggiungono all’antropizzazione e all’urbanizzazione molto elevate sia nella pianura lucchese come nella pianura versiliese. Consistenti flussi di traffico attraversano entrambe queste aree e nella pianura lucchese sono anche presenti importanti insediamenti produttivi, le cartiere, il cui ciclo industriale richiede elevati quantitativi di energia elettrica e termica.
Come si legge sul sito dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) all’indirizzo web https://www.arpat.toscana.it/temi-ambientali/aria/monitoraggio/inquinanti-monitorati/pm10 «le polveri fini, denominate PM10 (diametro inferiore a 10 micron), sono delle particelle inquinanti presenti nell’aria che respiriamo. Queste piccole particelle possono essere di natura organica o inorganica e presentarsi allo stato solido o liquido. Le particelle sono capaci di adsorbire sulla loro superficie diverse sostanze con proprietà tossiche quali solfati, nitrati, metalli e composti volatili. Origine: le fonti principali di polveri fini sono: fonti naturali, incendi boschivi, attività vulcanica, polveri, terra e sale marino alzati dal vento (il cosiddetto aerosol marino), pollini e spore, erosione di rocce, fonti antropogeniche, traffico veicolare, sia dei mezzi diesel che benzina, uso di combustibili solidi per il riscaldamento domestico (carbone, legna e gasolio), residui dell’usura del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture, attività industriale. Gli effetti sull’uomo e sull’ambiente: le PM10 possono essere inalate e penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio, dal naso alla laringe. Studi epidemiologici, confermati anche da analisi cliniche e tossicologiche, hanno dimostrato come l’inquinamento atmosferico abbia un impatto sanitario notevole; quanto più è alta la concentrazione di polveri fini nell’aria, infatti, tanto maggiore è l’effetto sulla salute della popolazione. Gli effetti di tipo acuto sono legati ad una esposizione di breve durata (uno o due giorni) a elevate concentrazioni di polveri contenenti metalli. Questa condizione può provocare infiammazione delle vie respiratorie, come crisi di asma, o inficiare il funzionamento del sistema cardiocircolatorio. Gli effetti di tipo cronico dipendono, invece, da una esposizione prolungata ad alte concentrazioni di polveri e possono determinare sintomi respiratori come tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare e bronchite cronica. Per soggetti sensibili, cioè persone già affette da patologie polmonari e cardiache o asmatiche, è ragionevole temere un peggioramento delle malattie e uno scatenamento dei sintomi tipici del disturbo».
Ormai da dieci anni la centralina Arpat di Capannori (si trova in via Carlo Piaggia accanto al Museo Athena) ha il triste primato regionale del più alto numero di superamenti del valore giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo, valore limite sulle 24 ore per la protezione della salute umana da non superare più di 35 volte nell’anno civile. Ma ha anche un altro primato regionale: quello di aver superato negli anni 2017-2022 anche la media annuale di 40 microgrammi per metro cubo che rappresenta il valore limite annuale per la protezione della salute umana.
Come detto da oltre 40 anni la pianura di Lucca ha conquistato questo triste primato della zona più inquinata della Toscana se guardiamo alle polveri sottili PM10. Un doppio primato negativo, relativo sia al numero di giorni di superamento dei livelli di legge sia alla media giornaliera di PM10 misurata in microgrammi per metro cubo. La stazione di Capannori, individuata come riferimento nella pianura lucchese tra le stazioni urbane di fondo, ha avuto spesso il primato assoluto in Toscana con medie, secondo gli anni, fra 29 e 33 microgrammi per metro cubo a fonte del valore raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità di appena 15 microgrammi per metro cubo. Lo scorso anno in questa classifica siamo stati superati, in realtà di poco, da due centraline della zona di Firenze. Nella pianura di Lucca non viene rispettato il limite relativo al numero massimo (35) di superamenti annui della media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo nella stessa stazione di Capannori ormai per il settimo anno consecutivo e ciò rappresenta l’unico sito di criticità regionale per il particolato PM10.
Il fenomeno è datato agli inizi degli anni ottanta, ai tempi del vecchio Servizio multizonale di prevenzione dell’Usl, quando le prime centraline fisse o mobili sfornavano dati poco lusinghieri circa i livelli di inquinamento dell’aria da polveri sottili (PM10) soprattutto nei mesi invernali. Le caratteristiche fisiche della pianura di Lucca non favoriscono infatti la dispersione degli inquinanti. Come detto questo è un fenomeno ormai noto. Nella pianura lucchese questa emergenza dell’aria non è limitata a una sola fabbrica che emette una nube tossica oppure a una o più cartiere. Il superamento delle soglie di inquinamento da polveri sottili si lega alle multiformi attività umane, civili e industriali, mettendo dunque in gioco anche il riscaldamento domestico e il traffico automobilistico. Lo sviluppo industriale avvenuto fra gli anni cinquanta e ottanta del secolo scorso ha portato a quel benessere economico che non ha considerato gli effetti dell’inquinamento di aria, acqua e suolo, fino agli attuali rischi da inquinamento che richiedono una nuova attenzione all’ambiente ma anche la consapevolezza che difficilmente si potranno limitare la crescita economica e i bisogni dei cittadini.
Tutti gli studi in materia di inquinamento dell’aria hanno evidenziato come per la pianura di Lucca le condizioni di fragilità sono legate alle emissioni derivanti dagli insediamenti produttivi, dal traffico e dalle funzioni connesse con la residenza. Si tratta dunque di problemi che ormai dovranno essere affrontati sempre più negli strumenti urbanistici comunali.
Non possiamo dimenticare che ai più alti livelli di inquinamento dell’aria si abbinano tipicamente i periodi di maggiore siccità. Il report 2023 dell’Arpat indica infatti che «dal confronto tra i valori medi registrati nel 2023 e quelli dei due anni precedenti si nota che i valori medi per la maggior parte delle stazioni sono stati leggermente inferiori rispetto al 2022 in cui si era registrato un aumento dal 2021». D’altra parte nel 2023 sono stati registrati più alti valori di pioggia rispetto alla siccità del 2022.
Nella Piana lucchese nei primi giorni di febbraio è stata raggiunta la condizione “2” per l’«indice di criticità per la qualità dell’aria» (Icqa). Il valore 2 somma il numero di giorni di superamento di PM10 rilevati e il numero di giorni con condizioni meteo favorevoli all’accumulo degli inquinanti, ovvero il numero di giorni con previsioni meteo critiche, se risulta maggiore o uguale a 7. Ciò comporta che i Comuni dell’area devono adottare provvedimenti definiti nei rispettivi piani di azione comunale. In dettaglio abbiamo si sono avuti valori fra 51 e 80 microgrammi per metro cubo ininterrottamente dal 30 gennaio scorso, con previsione di altri giorni critici sia per la centralina di Capannori come per quella di San Concordio in Contrada.
Da ricordare che in passato anche la centralina di viale Carducci, che si trova accanto alla rotonda verso viale Europa a Lucca, registrava superamenti dei valori limite, ed era indicata come «stazione non significativa dell’insieme delle aree residenziali, ma esclusivamente di zone immediatamente adiacenti a viabilità ad elevato volume di traffico». In ogni caso già allora la criticità del parametro PM10 era confermata dal fatto che, oltre al viale Carducci di Lucca, anche le stazioni di Lucca S. Micheletto, Capannori via Piaggia e Porcari via Carrara superavano il limite normativo previsto per il PM10, costituito dal superamento del valore limite di 50 microgrammi per metro cubo come media giornaliera per un numero di giorni maggiore di 35 su base annua.
Già quindici e più anni fa analizzando i dati della stazione di Capannori veniva sottolineata «una elevata presenza di particolato originato dalla combustione di biomasse. Considerate le caratteristiche della Piana Lucchese si deve ritenere – si leggeva nelle annuali relazioni di Arpat – che tale frazione del PM10 sia dovuta essenzialmente ad un significativo uso di legna in stufe e caminetti tradizionali, a bassa efficienza energetica, che non garantiscono una completa combustione e sono quindi rilevanti sorgenti emissive di varie tipologie di inquinanti, fra cui il PM10. Un altro possibile contributo di cui è difficile stimare la rilevanza è costituito dalla diffusa abitudine a bruciare nei campi e nei giardini gli scarti vegetali. Il contributo dalla combustione di biomasse alla concentrazione di PM10 diventa particolarmente significativo nei mesi invernali, in quanto vi si concentra l’utilizzo della biomassa per uso riscaldamento. Nel corso del progetto PATOS (progetto regionale che aveva interessato sei stazioni in Toscana, fra cui quella di Capannori, vedere: https://www.regione.toscana.it/-/progetto-patos-particolato-atmosferico-in-toscana) è infatti risultato pari al 47% nei giorni in cui nella stazione è stato superato il limite di 50 microgrammi per metro cubo come media giornaliera».
Come se ne esce? Ovviamente con la pioggia. Febbraio è, tra i mesi invernali, quello che generalmente registra il minor quantitativo di pioggia sulla pianura e sulla città di Lucca. Anche le categorie di lavoratori che operano all’aperto (muratori, cantonieri, ecc.) parlano spesso della “secchina” invernale, fenomeno frequente, ma ovviamente non sempre presente.
Fortunatamente la pioggia caduta in questi ultimi giorni ha modificato la situazione di emergenza che si legava alle due settimane ininterrotte di siccità o “secchina” che dir si voglia. Ecco il quadro quotidiano con i dati delle tre centraline della pianura di Lucca dall’inizio dell’anno a ieri 10 febbraio. Gli ultimi dati relativi a sabato e domenica sono stati diffusi nel primo pomeriggio di oggi lunedì 11 febbraio.
Intanto proprio l’altro ieri, sabato 10 febbraio, l’assessora regionale all’ambiente, economia circolare, difesa del suolo e protezione civile, Monia Monni, ha fatto il punto sulle azioni per il miglioramento della qualità dell’aria messe in campo dalla Regione Toscana a seguito dei dati emersi dall’ultimo report di Legambiente «Mal d’aria di città 2024» (qui il file scaricabile: https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Report_Malaria-2024.pdf).
«Come governo regionale – ha detto l’assessora Monni – in questi anni abbiamo fortemente intensificato l’azione per il miglioramento della qualità dell’aria e i dati, voglio ringraziare in questo senso il serio lavoro ed il costante impegno di Legambiente, dimostrano che stiamo percorrendo la strada giusta. C’è ancora molto da fare ovviamente, a partire dal condividere, ad ogni livello, l’idea che migliorare la qualità dell’aria non significa vessare i cittadini, ma tutelare la loro salute e l’ambiente». La giunta regionale ha avviato il 13 marzo scorso il percorso di definizione del nuovo Piano regionale per la qualità dell’aria-ambiente (Prqa), con il duplice obiettivo di rafforzare le azioni funzionali ad ottemperare alle sentenze dalla Corte di Giustizia Europea e al posizionamento della Toscana rispetto ai più elevati standard di qualità dell’aria in considerazione della proposta di revisione della direttiva europea.
In questo momento, di concerto con ARPAT e Consorzio Lamma, sono in corso i lavori tecnici di ultimazione degli scenari emissivi sulla base dell’Inventario regionale sulle sorgenti di emissione, che consentiranno il successivo sviluppo degli scenari modellistici al fine di stimare il rispetto dei livelli di qualità dell’aria. «In questi anni – ha aggiunto Monia Monni – abbiamo lavorato con forza con il Ministero per avere più risorse e i 25 milioni di euro che abbiamo assegnato ai Comuni condannati dalla Corte di Giustizia europea, sia per il PM10 sia per l’No2, testimoniano limpidamente questo forte impegno. A Firenze, come emerso dai monitoraggi Arpat, i dati sul biossido di azoto sono migliorati grazie all’impegno di cittadini e imprese. Adesso il Comune, che ringrazio per il costante e prezioso lavoro, sta articolando i bandi per mettere a terra risorse pari a 10 milioni per la mobilità sostenibile, in favore proprio di cittadini e imprese. Per monitorare questa azioni e rafforzare gli incentivi abbiamo condiviso con il Comune di Firenze, ringrazio in particolare l’assessore Andrea Giorgio, l’idea di sottoscrivere nelle prossime settimane un nuovo protocollo d’intesa».
Nei prossimi mesi, infatti, proseguiranno ulteriori incentivi al Tpl, all’utilizzo delle biciclette e al ricambio dei mezzi, con il nuovo bando che dopo solo due mesi registra numeri molto positivi avendo già allocato il 25% delle risorse.
«Anche sulla pianura lucchese – ha spiegato l’assessora Monni – abbiamo fortemente rafforzato il nostro impegno, che parte dalla necessità di contrastare la fonte emissiva più inquinante rappresentata proprio dai camini domestici. Sono già usciti i bandi per l’efficientamento dei camini e confidiamo nel supporto dei Comuni nel diffondere questa opportunità di incentivo». Si tratta, nello specifico, di contributi a favore di cittadini residenti nei comuni Altopascio, Buggiano, Capannori, Chiesina Uzzanese, Lucca, Massa e Cozzile, Monsummano Terme, Montecarlo, Montecatini Terme, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Porcari, Uzzano per la trasformazione/sostituzione di generatori di calore inquinanti. Il bando rimarrà aperto fino 3 maggio. Tutte le informazioni sono disponibili su www.sviluppotoscana.it. «Tra pochi giorni, mercoledì 14 febbraio, uscirà invece – ha ricordato l’assessora – una nuova importante misura su cui abbiamo lavorato in questi mesi e che abbiamo da tempo presentato proprio ai Comuni condannati con sentenza europea per inquinamento da PM10. Si tratta di un bando da 6 milioni di euro per installare pompe di calore e pannelli fotovoltaici a fronte della chiusura certificata del camino domestico. Una misura che migliora l’aria che respiriamo, aumenta la qualità dell’abitare e sostiene il nostro percorso di transizione energetica. È proprio sulla pianura lucchese che abbiamo concentrato al massimo il nostro lavoro, decidendo anche di curare direttamente l’uscita dei bandi, come richiesto dagli stessi Comuni che avevano avuto negli anni passati difficoltà amministrative che avrebbero altrimenti rischiato di rallentare questo indispensabile lavoro di sostegno economico alla cittadinanza. Proprio dopo l’uscita di questo bando proporremo anche a loro di sottoscrivere un protocollo d’intesa che punti a rafforzare ulteriormente l’azione congiunta per migliorare la qualità dell’aria». Il bando «Casa a zero emissioni» promosso dalla Regione Toscana sarà sempre rivolto ai cittadini residenti nei comuni Altopascio, Buggiano, Capannori, Chiesina Uzzanese, Lucca, Massa e Cozzile, Monsummano Terme, Montecarlo, Montecatini Terme, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Porcari, Uzzano. Tutti i dettagli saranno sempre disponibili sul sito www.sviluppotoscana.it, ma le risorse messe a bando copriranno sia le spese di dismissione di caminetti pre-esistenti sia l’installazione di impianto a pompa di calore ad alta efficienza, anche con sistema ibrido, a cui potrà essere abbinato anche impianto fotovoltaico nonché sistemi di accumulo.
«Sappiamo però – ha concluso l’assessora Monni – che tutte queste misure di incentivo sono efficaci se vengono accompagnate da divieti, che inevitabilmente rappresentano un momento di tensione nel rapporto con la cittadinanza. Ma, come dicevo, sono certa che potremo contare sul lavoro deciso dei Comuni, anche in termini di controllo, perché migliorare la qualità dell’aria significa migliorare la qualità della vita delle nostre com
Buongiorno, la centralina di Capannori è stata posizionata in un punto in cui le misurazioni sono decisamente “falsate”, perché nel raggio di 100 metri ci sono una pizzeria(con forno a legna) e un ristorante(che ovviamente, penso, farà pizze, carne alla brace, ecc ecc), per cui a mio parere le rilevazioni non rispecchiano del tutto la situazione reale.