Al giro di boa di metà mese, ottobre 2023 aveva registrato, nel centro storico di Lucca, appena 1,4 millimetri di pioggia. Valore che sommato ai mesi precedenti sembrava indicare un altro anno di siccità, avendo appena 645,8 millimetri dal primo gennaio 2023, a fronte degli 832,4 attesi alla stessa data del 15 ottobre.
Il 2022 lo ricordiamo si era chiuso con appena 860,8 millimetri di pioggia, ovvero al quinto posto dal 1916, preceduto nella classifica della siccità dal 1945 con appena 537 millimetri; dal 1989 con 796,8; dal 1956 con 832; dal 1921 con 840 millimetri. L’accoppiata di due anni di siccità consecutivi non è frequente a Lucca. Partendo dal 1916 si trovano soltanto quattro precedenti negli anni 1973 e 1974; 1980 e 1981; 1997 e 1998; 2006 e 2007. Il timore del bis era possibile considerando un precedente per decennio.
La seconda metà di ottobre ha rovesciato completamente la prospettiva, registrando a fine mese ben 382,4 millimetri, ovvero piazzandosi al terzo posto nella classifica dell’ottobre più piovoso dall’anno 1916. Considerando che ottobre in media registra 150,5 millimetri di pioggia a Lucca, quest’anno è andato sopra del 153 per cento. Siamo così saliti subito a 1.026,8 millimetri dall’inizio dell’anno a fronte della media di 907,6 che si può considerare il valore atteso alla fine dei primi dieci mesi. Ovviamente novembre si è confermato – da tradizione – un mese piovoso. Quest’anno ha registrato 225 millimetri sul centro storico di Lucca, a fronte di una media storica di 169,7 mentre il mese di dicembre – alla data odierna ha registrato 82,2 millimetri a fronte della media mensile di 138,8 ovvero di 69,4 millimetri considerando teoricamente metà mese.
Tradotto, ad oggi, 18 dicembre, siamo già a 1.334 millimetri a fronte della media annua di 1.214,8 millimetri. Così è stato cancellato lo scenario dell’anno bis della siccità. Soprattutto in ottobre nel giro di pochi giorni si sono registrati importanti quantitativi di pioggia, in particolare il 25 ottobre con 112,8 millimetri in 24 ore, che ha rappresentato il giorno più piovoso dal 10 settembre 2017, piazzandosi al nono posto nella classifica dei più piovosi negli ultimi 80 anni. Sempre il 25 ottobre il centro storico di Lucca ha conquistato il primato di località più piovosa dell’intera Toscana. Inevitabile fra l’altro le piene del fiume Serchio ma anche dell’Ozzeri, del Contesora e della Freddana, e ancora: frane e fenomeni di dissesto geomorfologico, anche se fortunatamente non si sono viste le devastazioni di altre zone della Toscana a inizio novembre. Proprio la pioggia caduta fra metà ottobre e metà novembre 2023 ha causato comunque il ripetuto allagamento degli spalti delle Mura di Lucca, richiamando alla memoria il progetto del 2005 presentato dall’allora Autorità di Bacino del Serchio, dal professore Raffello Nardi. Un progetto che partiva dalla constatazione di come la città di Lucca sia attraversata dal canale artificiale denominato Piscilla, realizzato intorno al 1400, che deriva le acque dal fiume Serchio all’altezza di Ponte a Moriano e ne permette l’utilizzo con finalità irrigue e all’epoca per l’azionamento di mulini. Svolgeva inoltre la funzione di fognatura bianca di captazione e trasporto delle acque meteoriche.
Teoricamente gli spalti delle Mura di Lucca potrebbero contenere lo stesso quantitativo di acqua della diga di Vicaglia in Garfagnana. Tale progetto non fu un’idea provocatoria ma una proposta per la riduzione del rischio idraulico nella città di Lucca e nella periferia sud in occasione di eventi meteorici eccezionali.
L’intero sistema degli spalti delle Mura potrebbe diventare una grande diga, con capacità di invaso fino a 593.308 metri cubi, ovvero oltre 593 milioni di litri d’acqua. La diga di Vicaglia contiene 580.000 metri cubi, dunque è facile e logico il paragone.
Nel tratto a monte della città di Lucca il canale è denominato “Pubblico condotto”, mentre a valle prende il nome di canale Piscilla. Il suo recapito finale è il canale Ozzeri, affluente di sinistra del fiume Serchio. Dal punto di vista idraulico, il canale Piscilla presenta, in caso di eventi meteorologici significativi, insufficienze idrauliche, specialmente nel tratto compreso tra la città e lo sbocco in Ozzeri. Lo studio del 2005 puntava a utilizzare gli spalti delle Mura al fine di avere la sicurezza idraulica del canale Piscilla anche con eventi con tempo di ritorno 200 anni, con previsione fino a 314 millimetri in 24 ore e 246 millimetri in 12 ore, ovvero un valore 2,8 volte superiore a quello di mercoledì scorso.
Dobbiamo ricordare che il tratto a monte del centro storico non presenta problemi idraulici prioritari, mentre il tratto cittadino e il successivo percorso sino all’Ozzeri hanno una serie di problematiche che comportano rischio da esondazione per inadeguatezza della sezione idraulica a convogliare le portate in transito. Problema aggravato dal progressivo accumulo di materiale sul fondo del canale e dai numerosi ponticelli e attraversamenti che lo interessano, comportando spesso una riduzione locale della sezione di deflusso e un rischio di ostruzione a causa del materiale solido trasportato dalla piena.
C’è poi il rischio esondazione per incapacità di recapito delle portate nell’Ozzeri. Data la limitata estensione dei bacini idrografici dell’Ozzeri e del Piscilla è ragionevole ritenere che eventi meteorologici intensi abbiano effetti significativi su entrambi i sistemi, con una sostanziale contemporaneità degli eventi di piena. In questo scenario si verifica un transitorio temporale in cui il canale Piscilla non è in grado di scaricare la propria portata in Ozzeri ed è costretto ad immagazzinarla nel proprio bacino. In funzione dell’intensità dell’evento e della durata del transitorio, il volume disponibile in alveo del Piscilla può non essere sufficiente, con conseguente esondazione nelle aree circostanti.
Un ulteriore scenario di rischio è legato all’ingresso nel canale Piscilla di portate provenienti dall’Ozzeri, condizione che indicativamente si verifica ogni qual volta il livello dell’Ozzeri risulta più elevato di quello del Piscilla.
Concretamente veniva proposta una cassa di espansione, ovvero il corrispondente artificiale delle aree di naturale esondazione, cioè una zona, opportunamente delimitata ed attrezzata, in cui far defluire parte dei volumi di piena, in modo controllato e senza che arrechino danno. Il suo effetto è la riduzione e lo sfasamento temporale del picco di piena nelle sezioni fluviali a valle della cassa stessa. L’intervento di progetto prevedeva di accumulare temporaneamente il volume del picco di piena negli spalti murari grazie a una serie di casse o vasche di accumulo scavando e utilizzando parte degli spalti murari oltre ai necessari dispositivi a monte e valle delle Mura cittadine con paratoie che permettano di limitare o annullare la portata in transito nel tratto cittadino del Piscilla. Erano previste sette casse che riflettono, dal punto di vista della configurazione planimetrica, l’attuale suddivisione degli spalti data dalla viabilità di accesso alla città. Particolare attenzione è stata dedicata alla salvaguardia delle preesistenze, in particolare di quelle storiche (lunette e baluardi nella parte a Nord della città) che vengono mantenute fuori dalle aree inondabili. Vengono inoltre mantenuti, fatto salvo un loro eventuale adeguamento altimetrico, gli attuali camminamenti (spesso finiti sott’acqua anche in questi ultimi giorni, e i percorsi interni agli spalti. Le casse sono ottenute tramite scavo e rimodellamento del fondo. Il costo di tale progetto è ovviamente elevato, nell’ordine di diversi milioni di euro, ma una parte consistente del costo complessivo potrà essere recuperata vendendo la terra dello scavo di sbancamento.
Il progetto ideato da prof. Raffaello Nardi, Autorità di bacino del Serchio, tendeva a limitare l’arrivo delle acque del condotto pubblico e della Piscilla in Ozzeri che è un canale con bassissima pendenza, dunque con tempi di corrivazione elevati. Così come già successo in passato, con la creazione dei bottacci che rallentano e consentono il contenimento delle acque provenienti dai monti Pisani, era stata pensata dal professor Nardi la formazione di alcune vasche di contenimento delle acque prima dell’arrivo in Ozzeri. Era stato studiato anche il ripristino degli spalti dove oggi c’è il campo ex Balilla, che di fatto costituisce un rialzamento di circa un metro e mezzo rispetto ai livelli storici degli spalti. La costruzione del campo ex Balilla risale all’epoca precedente la Seconda guerra mondiale e ha diminuito la capacità di contenimento delle acque del condotto pubblico. Alcuni anni fa venne comunque realizzata una saracinesca sul condotto pubblico-Piscilla, che si vede nei pressi del viale di circonvallazione, oltre alle casse di espansione fatte lungo l’Ozzeri, a Ronco Pontetetto prima dello sbocco, con un’altra saracinesca che in parte ha risolto il problema. Ma come abbiamo visto anche nel mese di ottobre scorso, a fronte di precipitazioni abbondanti l’allagamento di una parte degli spalti delle Mura, nella parte sud-ovest resta un fenomeno possibile.
Siamo d’accordo sulla necessità di regimentare meglio le acque per evitare allagamenti e disastri idraulici vari ogni volta che piove poco più del normale. A parer mio occorre anche recuperare queste acque in eccesso per servirsene , in tempi di siccità , per usi vari, magari non domestici. Purtroppo non sempre le stagioni sono generose di pioggia, come abbiamo sperimentato più volte negli ultimi anni. Dovremmo sempre imparare tanto dagli antichi, soprattutto dai Romani, veri e propri geni in campo idraulico che, oltre a costruire acquedotti che funzionano ancora oggi dopo duemila anni, raccoglievano le acque in serbatoi e cisterne, proprio per far fronte ad assedi nemici o a periodi di siccità. la cultura dell’acqua era così forte e sentita che nelle case i romani, ma anche i greci e gli etruschi costruivano nell’atrio , una vasca quadrangolare a fondo piatto progettata per raccogliere l’acqua piovana ,l’impluvium, collegato ad una cisterna nella quale veniva immagazzinata l’acqua in eccesso, a cui si poteva ricorrere nei momenti di necessità; l’acqua della cisterna fungeva anche da regolatore termico della casa nei periodi di calore eccessivo.
Perfettamente d’accordo con la Signora Pettorini Betti.
Si dovrebbe operare, in generale, per ogni problema, a “programmare” il futuro, anche e soprattutto quando non ci sia l’incombenza del disastro, ormai sempre più prevedibile periodicamente.
Invece la mia impressione, posso sbagliare, è che poco si faccia per “prevenire”, cosa peraltro molto più economica che, poi, intervenire a disastro ormai accaduto, quando, a parte la cosa più importante, le vittime, i costi divengono enormemente più esosi di quelli che si sarebbero avuti per la prevenzione.
Posso rammentare male, ma mi sembra che alcuni media, a torto o ragione, e riportando giusto o sbagliato
(ai giudici, od alla morale comune del buon padre di famiglia, l’ardua sentenza della quale, peraltro, non ho conoscenza dell’esito e, quindi, nell’ignoranza non condanno)
parlarono molti anni fa, se ben rammento, di qualcuno che, al telefono, dopo un disastro con centinaia di vittime, “si fregava le mani” pensando alla ricostruzione.
[…] Non è questa la sede di analizzare i valori della piovosità o della siccità, argomento che abbiamo già affrontato nel dicembre scorso. […]