La ricorrenza della data non poteva passare inosservata; e allora nonostante il pezzo sul secondo reparto di cavalleria di stanza a Lucca fosse già in macchina, un ripensamento dovuto alla data sul calendario, ha prodotto questo nuovo articolo, dedicato a questo importante ed epocale momento della nostra Storia.
L’inizio delle operazioni militari tra l’Italia e L’Austria-Ungheria era fissato dalla “Dichiarazione di Guerra” consegnata formalmente il 23 maggio 1915 a Vienna dall’ambasciatore italiano Giuseppe Avarna di Gualtieri, al ministro degli Esteri austroungarico Stephan Burián: “Secondo le istruzioni ricevute da S.M. il Re suo Augusto Sovrano, il sottoscritto ha l’onore di partecipare a S.E. il Ministro degli Esteri d’Austria-Ungheria la seguente dichiarazione: Già il 4 del mese di maggio vennero comunicati al Governo Imperiale e Reale i motivi per i quali l’Italia, fiduciosa del suo buon diritto, ha considerato decaduto il trattato d’Alleanza con l’Austria-Ungheria, che fu violato dal Governo Imperiale e Reale, lo ha dichiarato per l’avvenire nullo e senza effetto ed ha ripreso la sua libertà d’azione.
Il Governo del Re, fermamente deciso di assicurare con tutti i mezzi a sua disposizione la difesa dei diritti e degli interessi italiani, non trascurerà il suo dovere di prendere contro qualunque minaccia presente e futura quelle misure che vengano imposte dagli avvenimenti per realizzare le aspirazioni nazionali.
S.M. il Re dichiara che l’Italia si considera in istato di guerra con l’Austria-Ungheria da domani.
Il sottoscritto ha l’onore di comunicare nello stesso tempo a S.E. il Ministro degli Esteri Austro-Ungarico che i passaporti vengano oggi consegnati all’Ambasciatore Imperiale e Reale a Roma.
Sarà grato se vorrà provvedere a fargli consegnare i suoi.”
Quindi logica e protocollo voleva che le operazioni militari dovessero iniziare non prima della mezzanotte del 24. Ma così non fu.
Già nel primo pomeriggio, nella laguna Veneta si era verificato uno scambio di convenevoli
(leggasi: mitragliate) tra una imbarcazione della Regia Marina e un monitore Austriaco per una violazione del confine marittimo; la situazione operativa era già tesa.
Per questo motivo lo Stato Maggiore aveva posto tutto il dispositivo italiano in stato di massima allerta per prevenire una possibile penetrazione austroungarica dal mattino del 24.
Cosa che puntualmente avvenne.
La sera del 23 maggio, verso le 22, un paio d’ore prima della mezzanotte, sono di servizio, a presidiare un ponte di legno sul fiume Judrio presso Brazzano, (Cormons), i finanzieri Costantino Carta, un anziano richiamato in servizio e Pietro Dell’Acqua appena uscita dalla scuola allievi finanzieri
La Regia Guardia di Finanza era regolarmente impiegata nei servizi confinari per il controllo del territorio. Non a caso taluni reparti della G.d.F. portano ancora oggi il cappello alpino con la nappina gialla, adottato nel 1873 contemporaneamente agli Alpini, per significare la normale vocazione confinaria.
I due finanzieri di guardia espletarono con impegno il loro servizio; alle ore 22.40 circa udirono delle voci concitate e dei passi sul tavolato di legno del ponte.
Le voci erano indiscutibilmente in tedesco, e a conferma di ciò bastò una poderosa imprecazione da parte di uno che era caduto; la conferma dei sospetti.
Una pattuglia di guastatori austro-ungarichi si apprestava a minare il ponte per farlo saltare e impedire la penetrazione italiana il giorno successivo!
Infatti era previsto che al mattino successivo vi sarebbero passate sopra i fanti della Brigata “Re” e “Pistoia”. Il possesso del ponte integro aveva quindi elevata valenza tattica!
I due finanzieri, che “all’erta stavano”, in conformità alla consegna ricevuta, “sorvegliare e proteggere il ponte”, non esitarono oltre e impugnati i loro fucili Mod. ‘91 Carcano, in calibro 6,5 indirizzarono delle robuste fucilate sui malcapitati impegnati a posizionare le cariche esplosive sul tavolato. Il primo colpo in assoluto lo esplose il finanziere Pietro Dell’Acqua. Poi anche Costantino Carta ci mise del suo!
Il fuoco preciso e micidiale dei ‘91, ferì anche un sergente au., che fu successivamente ricoverato presso l’Ospedale civile di Cormons.
La pattuglia, scoperta e in grosse difficoltà interruppe rapidamente l’azione di minamento e si ritirò abbandonando le borse con l’esplosivo che furono rinvenute al mattino successivo.
L’azione valse la Medaglia di Bronzo al Valor Militare ai due finanzieri.
Tutt’oggi è visibile a Visinale la stele che ricorda il fatto d’armi, riportante la seguente epigrafe:
“Il primo colpo di fucile della Grande Guerra fu esploso da questo luogo la notte del XXIII maggio MCMXV. Il nemico mosso alla ruina del ponte scorsero, colpirono, fugarono due guardie di finanza, vedette insonni del confine, le più avanzate, le più sole, sempre, perché questo è il comando, il giuramento, il premio.”
È stato rintracciato il fucile Carcano Mod.’91 che era in dotazione al finanziere Pietro Dell’Acqua; tutt’oggi è conservato presso il Museo della Guardia di Finanza a Roma; in realtà è stato nel tempo manutenzionato con la sostituzione di diverse parti danneggiate o usurate, ma la matricola originale è ancora quella.
Per chiudere il primo giorno di guerra dell’Italia, non possiamo non menzionare il primo caduto italiano; alle 4.00 del mattino del 24 maggio 1915 veniva colpito a morte sul Monte Natpriciar (cima secondaria del Monte Jeza) da un proiettile sparato dal nemico l’alpino Riccardo Giusto, 20 anni, in forza al Battaglione Cividale del 8 Reggimento Alpini. Fu il primo caduto italiano della Guerra.
Grazie per l’articolo. In effetti oggi 24 maggio ricorrono i 108 anni dall’inizio della ” grande carneficina”. Tralasciando la condanna nei confronti di tutte le guerre , preferendo sempre la pace e il dialogo, va però riconosciuto che per noi Italiani la Grande Guerra rappresentò la quarta guerra d’Indipendenza, necessaria per unificare completamente il Paese con Trento e Trieste . Il prezzo pagato in termini di lutti, distruzioni, giovani vite stroncate nel fisico e nello spirito, è stato altissimo. Ma d’altra parte con l’Impero Austro-ungarico, nostro nemico atavico, non c’erano termini di negoziazione per riottenere i territori italiani. Mai e poi mai gli Austriaci avrebbero ceduto Trieste, una delle città più importanti dell’Impero, il più grande porto situato in posizione strategica sull’Adriatico settentrionale, sede dell’imperiale marina militare austroungarica.
Cerchiamo almeno di essere degni del sacrificio supremo della vita fatto da tanti giovani…
Onori al Corpo della Guardia di Finanza : le brave guardie di frontiera seppero sventare questo pericoloso primo attacco.
Grazie Vittorio per aver riportato all’attenzione la prima guerra mondiale 1915. Guerra che non viene ricordata come dovrebbe, riportando la notizia del primo soldato Italiano ucciso .
Non concordo del tutto con quanto scrive la sig.ra Maria Cristina Pettorini Betti: è vero che durante il Risorgimento l’impero austro ungarico era il nostro nemico, ma, allo scoppio della prima guerra mondiale l’talia era alleata con esso e con la Germania, facendo parte della Triplice Alleanza, ed erano in corso trattative per compensi territoriali in cambio della nostra neutralità. Giolittì parlò apertamente, nel famoso discorso del “parecchio” di quanto avrmmo ottenuto restando fuori dal conflitto. Il fatto è che contemporaneamente i nostri plenipotenziari trattavano con le potenze dell’intesa per ottenere quanto più possibile in caso di intervento al loro fianco. Prevalse questa soluzione che sfociò nel Patto di Londra , e gli austriaci non ce lo hanno mai perdonato. Probabilmente è vero che l’Impero mai avrebbe ceduto Trieste all’Italia, resta da vedere come sarebbero andate le cose se avessero prevalso i fautori della neutralità. Ma è noto che la storia non si fa con i se. Tutto questo ovviamente non toglie nulla al valore ed al sacrificio dei nostri soldati che combatterono vittoriosamente nel corso della Grande Guerra.
massimo di grazia
Aveo premesso che la guerra da sempre è il modo peggiore per risolvere le controversie e che a
noi , sia la prima guerra mondiale e , soprattutto, la seconda hanno comportato milioni di morti, lutti e distruzioni.
Giolitti era contrario all’intervento in guerra in quanto riteneva che l’Italia non era preparata ad un eventuale conflitto bellico. Aveva ragione!!
Ma gli eventi e le richieste della gran parte dell’opinione pubblica spinsero l’italia ad entrare nel conflitto a fianco delle potenze dell’Intesa e contro gli Imperi centrali, Austria e Germania, già legati a noi dal Patto di Triplice Alleanza. Questi era un patto difensivo e l’Italia,dopo un anno di neutralità, ruppe gli accordi basandosi sul fatto che era stato proprio l’Impero austro-ungarico a dichiarare guerra alla Serbia, in seguito all’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando di Asburgo, erede al trono, venedo meno al criterio difensivo.
Probabilmente non facemmo una grande figura con gli imperi centrali e il mondo germanico ci ha poi considerato dei “voltafaccia” e poco affidabili.
La pace di Versailles, ritenuta da D’annunzio ” pace mutilata” non ha riconosciuto all’Italia tutti i territori promessi, non ha tenuto conto di molte istanze europee, ha umiliato in maniera eccessiva la Germania , creando di fatto i presupposti per il secondo conflitto bellico. Ad una scelleratezza se ne è aggiunta un’altra !!
Ritengo anch’io che i sacrifici e il valore dei nostri soldati debbano essere riconosciuti e ricordati perennemente.