14 anni fa l’alluvione di Natale: non si combattè solo con l’acqua.

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…14 anni fa, 25 dicembre 2009, Natale; il fiume Serchio sfonda l’argine destro a sud di Ponte San Pietro, allagando completamente tutta la zona di Santa Maria a Colle a ovest di Lucca… e più a sud anche nel pisano, sfonda un lungo pezzo di argine sempre a destra, verso Nodica, comune di Vecchiano.

Povera gente… Tutti gli scienziati riuniti in conclave solenne nelle varie Sale Operative… E di qui e di là… Avevano previsto tramite gli appositi modelli matematici che non sbaglian mai (infatti sbagliarono) che poteva tracimare o esondare un piccolo torrentello a nord dell’Oltreserchio, chiamato “La Contesora”; tutto sommato non spaventava…

Infatti a esondare fu invece il Fiume Serchio, un bestione che attraversa Lucca e in parte il pisano alto, che ruppe dapprima l’argine poco dopo Ponte San Pietro scaraventando una valanga di acqua limacciosa alle spalle della gente che non se la aspettava. Poi anche più oltre.

Allagando tutto. Per fortuna non vi furono perdite umane.

Danni materiali invece tanti. La gente non fece in tempo a mettere in salvo quasi niente. Tutti aspettavano l’acqua da un’altra parte… che invece arrivò da dietro… andò così.

Il mattino successivo, la forte spinta dell’acqua ruppe l’argine ancora più a sud, nel Comune di Vecchiano (PI), all’altezza della frazione di Nodica. Una grossa rottura, molto più importante di quella di Lucca.

Qui la falla provocò la rapida immissione di milioni di mq. di acqua nella parte Nord del pisano, coprendo completamente il territorio, fino al Lago di Massaciuccoli, autostrada e il casello PISA NORD della A-11.

Anche qui, danni ingenti da allagamento, ma solo materiali; per fortuna nessuna vittima. 

Il giorno dopo ero in servizio al Centro Addestramento Paracadutismo di Pisa, Caserma “Gamerra”. Il Comandante su richiesta della Prefettura di Pisa, come Ufficiale del Genio, mi manda a fare una ricognizione operativa con il Funzionario delegato alla ProCiv. di Pisa (non esattamente un fulmine…!) per verificare la possibilità di intervento. Andammo a fare un giro con un elicottero dei VVF: ricognizione, qualche foto, rientro. Faccio rapporto. In sintesi, un bel disastro.

La faccenda monta. L’intervento è molto grande. Occorre chiudere rapidamente le due falle, ricostruire la sezione di argine al più presto, perché sono previste importanti piogge nei giorni seguenti e l’allagamento potrebbe diventare più importante e raggiungere Viareggio ecc…

27 dicembre 2009. Riunione operativa con tutti i “massimi sistemi” ministeriali Bertolaso compreso.

Poi lui se ne andò e rimase il Prefetto De Bernardinis, con una serie di funzionari “romani” (alberghi 4 meglio 5 stelle, telefonini come se piovesse, computer ultima generazione, macchine con autista ecc…).

Di fatto, era assolutamente necessario fare presto per ricostruire le due sezioni di argine distrutte, quella a Lucca (piu piccola e più facile) e quella a Pisa, prima della successiva ondata di piena (sempre secondo il famoso modello matematico…) prevista per il 2/3 gennaio…

Fu nominato Stefano Baccelli come Commissario per le due esigenze che, anche se in due province diverse, avevano la stessa natura.

Quindi dopo in una nottata in Prefettura a Pisa, con i referenti comunali e provinciali, concordammo il piano di intervento e mettemmo in moto una macchina operativa molto pesante; circa 150 Autocarri pesanti di ditte civili e militari precettati, con macchine operatrici che avrebbero lavorato h/24 per ripristinare i due profili di argine distrutti. Occorreva portare qualche decina di migliaia di metri cubi di “inerti pesanti” e “terra argillosa”, posizionarla, profilarla e compattarla. Prendevamo gli inerti presso le cave di Carrara, e la terra argillosa verso Pontedera.

Contemporaneamente una nostra unità di paracadutisti del Centro, provvedeva a posizionare migliaia di sacchetti a terra lungo i paesi di Bozzano, Massarosa, Pian di Mommio, per cinturare la zona e evitare che l’acqua allagasse i terreni a nord di Viareggio.

Ora entriamo nello specifico… Per far partire effettivamente la macchina burocratica, dopo la riunione occorreva inviare una richiesta precisa a Roma, al Dipartimento della ProCiv Nazionale, utilizzando un apposito canale operativo. In pratica nelle Prefetture ci sono dei terminali dedicati che comunicano direttamente con i referenti a Roma.

Logicamente c’è un sistema di sicurezza. Una serie di filtri e password devono essere inserite a cura esclusiva del Funzionario autorizzato alla Prociv; quello che non era un fulmine…!

Già… la password…

Stavamo cercando il Funzionario autorizzato (era quello famoso della mattina, Responsabile del settore…) e non si trovava; era mezzanotte, la richiesta doveva pervenire in tempi rapidissimi perchè da Roma dovevano poi elaborare le disposizioni alle varie unità del Genio e le ditte civili precettate; il Prefetto chiamò al cellulare il suo Funzionario, quello che non era un fulmine…

Questo seraficamente rispose dal treno…

“…Eccellenza, era l’ultimo treno per arrivare a casa… dovevo prenderlo per forza, ormai rientro domattina… le assicuro…” e via così…

Roba da fucilazione nella schiena.

Mentre il Prefetto con il cellulare in mano ci guardava attonito e senza parole, si intrufola (letteralmente) tra di noi, una piccola signora, che era sempre lì in giro.

Adesso specifico il termine “piccola”, perché in effetti la signora, peraltro bravissima e estremamente efficiente, era una “diversamente alta”; era piccolina, bassa.

Era assunta tra le categorie “protette”, e lei a dispetto della sua diversa altezza lavorava (nell’ufficio del Funzionario della Prociv…!) per tre, ascoltava e elaborava; era bravissima!

Mi prende la mano per parlarmi, mi chino verso di lei e mi dice: “Colonnello, se volete, io so dove il Dott… (quello della fucilazione) tiene la “password” riservata per il terminale protetto. Però devo essere autorizzata…”

Giustamente.

Lo dico al Prefetto che annuisce, distrutto e affranto della magra figura.

Sembrava Cadorna dopo Caporetto…

La piccola signora sale (letteralmente) su una sedia, ribalta la tastiera e come in tutti gli uffici ministeriali, legge la password scritta sotto.

La inserisce, entriamo nel portale del Dipartimento Prociv di Roma, inviamo la richiesta, avviso di ricezione, e chiudiamo il tutto. La Macchina Operativa è partita.

Al mattino già cominciarono ad arrivare una decina di autocarri pesanti del Genio HD6 e le macchine operatrici con gli equipaggi, oltre ai mezzi civili delle ditte locali. Era il 28 dicembre 2009.

Lavorammo giorno e notte, noi del Genio Militare più che altro di notte, con i nostri mezzi, dando il cambio alle ditte civili che operavano di giorno, per dare continuità al trasporto e alla messa in opera del materiale inerte e di sigillo sul fronte dell’argine.

La notte di Capodanno la trascorremmo sull’argine rotto, aprendo una bottiglia insieme ai ragazzi che continuavano a fare la spola tra le cave di prestito e l’argine.

Incontrai il Prefetto delegato a Pontassechio, con il collega che era di collegamento in Prefettura. (io ero sull’argine, sulla linea del “fronte”, con i ragazzi…).

Sotto l’acqua che continuava a cadere.

Ad una mia domanda, che mi risuonava nella testa da alcuni giorni, vedendo l’organizzazione… rispose così:

“Dottore, abbia pazienza, ma… consideravo che i nostri mezzi militari in movimento sono una ventina, quelli delle ditte civili precettati oltre centocinquanta… alla fine il nostro “peso ponderale”, nell’intervento generale è meno del 10% scarso… ne vale la pena?”

…risposta (soppesata, fumando distrattamente una sigaretta…): “Vede Colonnello… lei non capisce, (qui si corresse subito!) …Non afferra (…!). Quello che conta, in realtà, che noi facciamo vedere che funziona il “Sistema Italia!” I mezzi militari si devono vedere, non occorre che siamo molti, ma ci devono essere, …è chiaro adesso?!”

Poco…

Ma io era un semplice Ufficiale del Genio della Folgore, facevo il meglio che potevo, con il cuore, per il mio paese, per la mia gente. Come noi tutti.

Lui invece fu condannato prima a 6 anni e poi a 2 per il terremoto dell’Aquila. Aveva rassicurato gli aquilani che non c’era più problema, dopo le prime scosse; infatti morirono altre persone…

Il 2 gennaio 2010 arrivò la nuova ondata di piena e le due parti di argine ricostruite ressero l’urto della piena, e quindi lentamente tornammo alla normalità.

Ancora oggi, quel tratto di argine ricostruito è li che funziona alla grande, non come qualcuno in Emilia.

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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2 Commenti

  1. Colonnello sei bravissimo e spieghi molto bene tutti gli interventi fatti dopo l’alluvione.Per fortuna si trovano persone attente e capaci come Lei e come quella bravissima impiegata di piccola statura.Complimenti vivissimi.

  2. Il Col. Vittorio Biondi come sempre impeccabile nella sua narrativa. Chiaro, preciso e conciso, esprime i concetti essenziali dando al lettore una chiara visione dell’accaduto. Il Col. Biondi è un grandissimo professionista che così come quando era in servizio, ora in riserva, ha dimostrato e continua a dimostrare la sua grandissima professionalità e serietà.

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